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Putin avrebbe fatto volentieri a meno di questa accelerazione della crisi libica. Ma il suo alleato turco era troppo esuberante e quindi, prima che la soluzione diventasse irrecuperabile o la Turchia guadagnasse troppo spazio sul campo, ha pensato bene di far convergere il traffico diplomatico su Mosca. Questo ha provocato un ribaltamento dei ruoli per la Russia, che si è trasformata in capocordata della nuova alleanza con Turchia e Italia. Il 19 gennaio prossimo si siederà al tavolo di Berlino, in occasione della conferenza convocata oggi da Angela Merkel, con una posizione di protagonista assoluta.

Al presidente turco, non è rimasta molta scelta. L’incontro con l’alleato Putin di settimana scorsa era durato troppo a lungo per poter pensare che si fosse risolto con una veduta comune e serena su capitoli spinosi che li dividono come Libia, Siria e Iraq.

Il numero uno del Cremlino ha messo in chiaro subito una cosa: se l’iniziativa per accelerare una soluzione (si legga alla voce spartizione) sulla Libia era iniziata da Ankara, la conclusione doveva necessariamente essere a Mosca.

E infatti così è stato. I due hanno rifiutato di incontrarsi di persona e Haftar sta alzando il prezzo temporeggiando sulla ritirata, ma è chiaro che le redini della mediazione sono nelle mani di Mosca. Se le indiscrezioni riportate dalla stampa sono esatte, quello a cui la Russia sta lavorando, è una sospensione dell’intervento armato turco e un cessate il fuoco supervisionato dalla Russia e dall’Onu, oltre alla ritirata di Haftar. Resta poi il nodo delle milizie irregolari o ufficiose di Ankara quanto di Mosca che sono sul territorio libico da settimane e che da adesso in poi potrebbero avere la funzione di supervisionare il rispetto del cessate il fuoco o, al contrario, fomentare nuovi disordini.

Tutto il resto si vedrà a Berlino, dove siederà chi soprattutto dalla crisi libica guadagnerà qualcosa. Fra questi Paesi, c’è sicuramente la Turchia, che ha ceduto il ruolo di protagonista ma Mosca, ma certo non lo ha fatto gratis. Ankara era rimasto l’unico Paese importante, oltre all’Italia a difendere Serraj e quindi, proprio per il rapporto preferenziale che ha con Tripoli, è destinata a godere di vantaggi/posizioni particolari proprio in quella zona.

C’è poi l’Italia, che sta cercando un ruolo in questa crisi, con il quale deve cercare di salvare il salvabile e non farsi portare via proprio dalla Turchia quelle posizioni che le sono rimaste in Libia. Il premier Conte oggi era ad Ankara, da dove ha rivendicato per il nostro Paese il ruolo di ‘facilitatore della pace’, sottolineando più volte che “mantenere la pace è un interesse comune a tutti e l’unico modo per arrivare a questo obiettivo è con il dialogo e la diplomazia”. Il premier però ne ha approfittato anche per ricordare che i legami fra Italia e Turchia sono stretti e che Roma, anche per tutelare gli interessi delle tante aziende italiane che operano nella Mezzaluna, a questi rapporti ottimi non vuole rinunciare. Fonti turche hanno confermato a Formiche.net che il colloquio fra Conte ed Erdogan si è svolto in un clima ‘cordiale e costruttivo’.

Putin, così, in pochi giorni è riuscito in un triplice intento. Il primo è evitare una escalation del conflitto libico che lo avrebbe messo in oggettiva difficoltà, se pensiamo Haftar, oltre che dalla Russia, è sostenuto anche dalla Francia, dall’Egitto, che deve ancora convincere, e dall’Arabia Saudita. La seconda è aver messo al suo posto, per l’ennesima volta, l’alleato turco, che con il colpo a sorpresa dell’invio delle truppe non voleva ovviamente dare inizio a una guerra quanto alzare il suo prezzo per mantenere in sicurezza la regione, ma anche ancora una volta è dovuto scendere a patti con Mosca. La terza, è aver annullato l’iniziativa europea, che avrebbe dovuto avere luogo nei giorni scorsi su iniziativa dell’Italia e che si è risolta in un nulla di fatto.

All’Italia non è rimasto altro che accodarsi, per non rimanere fuori da un tavolo a cui non poteva assolutamente mancare e del quale si spera non raccoglierà solo le briciole. Il problema, è che per farlo ha rinnovato il patto con un Paese, la Turchia, che ricatta l’Europa in modo pressante sui migranti e che potrebbe tornare a farlo presto, anche con altre argomentazioni.

C’è da scommettere che a Berlino, Ankara farà valere l’accordo formato con la Libia anche per quanto riguarda le acque del Mediterraneo, con relativa esplorazione dei fondali di acque che appartengono per la legge internazionale alla Grecia e a Cipro. A quel punto, la Turchia impatterà direttamente sugli interessi di due Paesi della Ue. Sarà quello il vero banco di prova per capire se la tregua libica terrà o se la lotta per la spartizione del Paese e delle acque del Mediterraneo orientale, perché di questo si tratta, non si è ancora conclusa. E per tutto ciò dobbiamo ‘ringraziare’ solo Ankara.

Conte ad Ankara cerca un ruolo nella crisi libica, ma ora decide Mosca

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