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Il caso di Silvia Romano forse ha liberato l’animo di alcuni dall’angoscia vissuta a causa del Covid-19, facendo esplodere gli istinti più bassi presenti nell’intimo di questi esasperati individui. Gli insulti, le offese, gli anatemi contro questa ragazza ritornata provata dalla cattività africana, pare affiliata a gruppi terroristici islamici, sono classici della pochezza di chi, in virtù di una pretesa superiorità etica, culturale, religiosa dell’Occidente crede di poter dare lezioni a chi appartiene a mondi diversi.

E poi, dove sta questa superiorità dell’Occidente, quasi indifferente al valore della vita, priva di una morale condivisa, che disconosce il valore della dignità della persona umana? Ed è vivo il ricordo di San Giovanni Paolo II, che dichiarò più volte, durante il suo sofferto pontificato, che non c’era guerra di civiltà tra Occidente e mondo islamico, si adoperò, anzi, con azioni concrete, per rafforzare il dialogo interreligioso di Assisi con le altre confessioni, funzionale alla distensione e alla pace tra i popoli.

Allora si accolga con sentire sereno questa nostra connazionale ritornata all’affetto dei suoi cari. I tanti e grossi interrogativi da chiarire, appartengono alla competenza di autorità che seguono questi specifici casi. Ci illumineranno con le loro indagini, perché tanti aspetti della vicenda restano oscuri ancora oggi. Le nostre autorità di governo, presenti a Ciampino, per accogliere Silvia Romana dovrebbero anche loro fare mea culpa, per la strana festa organizzata per il suo arrivo. Il mondo intero collegato in diretta televisiva ha assistito alle ostentate manifestazioni di soddisfazione che si sono celebrate all’aeroporto romano.

Considerata la delicata operazione, che ha visto coinvolti servizi segreti nostri e di altri Paesi per la liberazione di Silvia, sarebbe stato opportuno mantenere un livello basso, mostrando riservatezza, sobrietà, equilibrio. La politica autorevole, che ha la forza per guidare con spirito risoluto e consapevole il Paese, non ha bisogno di collezionare e pubblicizzare immagini per dimostrare che esiste. Ed è vero che la politica oltre a governare deve anche sapere comunicare, ma se la politica si riduce solo a comunicare il nulla, manifesta la propria impotenza.

Amintore Fanfani grande statista cattolico democristiano era solito ricordare che la politica si apprezza e si misura sui fatti. E i fatti sono quelli che riguardano la gente comune, il popolo. Alle forze politiche, di maggioranza e di opposizione che siedono oggi in parlamento, bisogna perciò dire basta parole, soprattutto in questo clima di tragica crisi, c’è bisogno di fatti. Le passerelle e le polemiche da retrobottega non possono appartenere a questo tempo. Oggi sono necessari fatti, capacità di governo, concretezza.

Silvia Romano, il dialogo interreligioso e la politica. L'opinione di Reina

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