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Oggi lo spazio è la nuova frontiera, un territorio di conquista ancora inesplorato dove sempre di più nei prossimi anni si misurerà la contesa economica e politica mondiale. Lo spazio è di fatto uno dei settori strategici di maggior rilevanza per varie ragioni.

Prima di tutto, perché il suo sviluppo si accompagna ad un concreto miglioramento della qualità della vita dei cittadini. Già oggi attraverso la tecnologia spaziale offriamo servizi per: l’agricoltura, il monitoraggio delle infrastrutture, l’osservazione costante degli effetti sul clima dei cambiamenti climatici, le migrazioni e il monitoraggio dei confini nazionali, la gestione dei traffico marittimo e la salvaguardia dei beni culturali. In secondo luogo, lo spazio è un settore strategico anche per l’economia, in quanto ha uno dei ritorni più alti in termini di investimento industriale, supportando lo sviluppo tecnologico e scientifico del Paese. È strategico inoltre per la sicurezza nazionale, perché garantisce la difesa e la tutela del territorio da minacce esterne oltre alla segretezza delle informazioni. Lo spazio è però strategico anche per la space diplomacy, perché di fatto costituisce un nuovo ambito dove si sviluppa la geopolitica degli Stati.

Tutto questo ci mostra come lo spazio rappresenti un’incredibile opportunità per la crescita e lo sviluppo del nostro Paese, anche se ad accompagnare queste opportunità ci sono due ordini di rischi che vanno valutati. Il primo riguarda la mancanza di regolamentazione chiara sullo Spazio: ad oggi ci sono cinque trattati sullo Spazio e la Commissione delle Nazioni Unite sull’uso pacifico dello spazio extra-atmosferico, ha approvato delle linee guida recepite dai Paesi che ne fanno parte su base volontaria e dunque molto c’è da fare sulla gestione del Space Traffic Management (la gestione del traffico spaziale) e l’implementazione di Space Surveillance Awareness, la consapevolezza di sorveglianza dello Spazio.  La seconda preoccupazione riguarda la minaccia della corsa all’occupazione militare dello Spazio, che impone una seria riflessione sugli aspetti bellici dello Spazio.

In questo contesto, l’Italia, e ne dobbiamo essere orgogliosi, riveste un ruolo di leader mondiale. Siamo uno dei pochi Paesi al mondo ad avere capacità industriali che coprono l’intera filiera del valore nel settore dello Spazio, dalla manifattura delle infrastrutture spaziali ai servizi e le nostre capacità sono presenti in tutti gli ambiti tecnologici. Siamo stati il terzo Paese al mondo, dopo Russia e Stati Uniti, a lanciare autonomamente un satellite nello Spazio per poi utilizzare la nostra base di Malindi in Kenya, grazie allo spirito visionario dell’ingegnere Broglio e alla collaborazione con gli Stati Uniti. Per le incredibili capacità di cui disponiamo, il nostro Paese ha capito con anticipo l’importanza di dotarsi di un quadro normativo adeguato, modificando la governance nazionale e istituendo un Comitato interministeriale (Comint) che delibera gli indirizzi in materia di Spazio. È un processo su cui il governo ha intenzione di continuare a lavorare, per implementarlo ed efficientarlo ulteriormente.

L’efficacia del Comint ha iniziato a mostrare i primi frutti alla ministeriale dell’Esa, tenuta a Siviglia la scorsa settimana. In quel consesso internazionale abbiamo declinato gli indirizzi strategici del governo investendo fortemente nei programmi di Esplorazione, Osservazione della Terra e Accesso allo Spazio, e abbiamo acquisito un ruolo di leadership in Europa intercettando la fiducia di numerosi Stati membri, che hanno scelto di investire sui programmi a guida italiana. Tra i successi conseguiti dall’Italia durante questa Ministeriale c’è anche il ritorno in volo della nostra astronauta Samantha Cristoforetti. Questo risultato non era scontato, è stato il frutto del lavoro importante fatto a livello sistemico da tutto il Paese. È il giusto riconoscimento per le immense professionalità, competenze e qualità di cui dispone il nostro comparto spaziale e dimostra ancora una volta la nostra eccellenza nel settore. L’esito della ministeriale ha sancito che l’Italia partecipa da protagonista ai programmi spaziali europei e internazionali. Dobbiamo valorizzare questa nostra posizione governando lo sviluppo del settore per massimizzarne i benefici.

Il prossimo passo è impegnarci nella transizione verso il nuovo paradigma della New Space Economy, che punta a ridurre i costi, efficientare i processi e incoraggiare il trasferimento tecnologico tra settori diversi dallo spazio, a vantaggio dei cittadini e di tutta la comunità. In questo scenario l’Unione Europea ha un ruolo fondamentale: quello di creare sinergia tra gli Stati membri, una sinergia che permetta di affrontare la sfida internazionale, planetaria che ci aspetta nello spazio, nella competizione con Cina e Stati Uniti. In questa direzione va la proposta di Regolamento che istituisce il Programma spaziale europeo e l’Agenzia spaziale dell’Ue (Euspa).

È importante per me rappresentare la posizione dell’Italia sul tema della nuova governance del Programma spaziale Ue, che entrerà in vigore il primo gennaio 2021. In particolare, la posizione assunta dall’Italia è sempre stata orientata ad “assicurare più Unione europea nello spazio europeo”, tutelando l’attuale testo di common understanding del Regolamento definito a marzo 2019 dal Consiglio e dal Parlamento dell’Ue. 
A questo riguardo, l’Italia concorda sul ruolo che devono svolgere (senza ridondanze nè sovrapposizioni) i quattro attori principali: gli Stati membri, la Commissione, la nuova Agenzia dell’Unione europea per lo spazio (da Gsa ad Euspa) e l’Esa.

In particolare: la Commissione continuerà ad essere responsabile della gestione generale del programma; data la sua incomparabile esperienza, l’Esa rimarrà un interlocutore privilegiato per l’attuazione tecnica e operativa del programma spaziale dell’Ue; l’Euspa (ex Gsa) offrirà un sostegno crescente allo sfruttamento delle attività spaziali dell’Ue sul mercato e svolgerà un ruolo importante nel garantire la sicurezza di tutti i componenti del programma. La Commissione e l’Euspa dovranno dunque assicurare l’offerta di servizi ed applicazioni per le istituzioni, gli Stati membri ed i cittadini europei, mentre l’Esa svolgerà l’importante ruolo di principale design e contracting Autority per l’Unione europea.

Il tema del ruolo che assumerà in questo scenario l’Unione europea è quanto mai urgente, in quanto la corsa allo sfruttamento dello spazio è rapida e in continua espansione. L’Unione europea deve farsi trovare solida e unita per fronteggiare questa sfida. Ma per essere solidi è necessario fare sistema. Dobbiamo esigere da noi stessi, dalle agenzie e dall’industria rigore e lavoro di squadra. Abbiamo risorse, capacità, filiera e visione, tutto quello che ci occorre per essere forti e per far sì che l’Italia sia il Paese che può trainare l’Europa nel fare sistema, senza piegarsi ad accettare logiche distanti da noi. L’Italia può e deve essere leader in questo processo, coinvolgendo gli altri Stati grazie alla nostra visione strategica. Il nostro Paese può essere il propulsore della coesione europea nella corsa allo spazio: dobbiamo puntare in alto ed essere pionieri, come lo siamo sempre stati in passato, anche nel progettare lo spazio del futuro.

La strategia italiana per lo Spazio europeo (e la nuova governance). Il punto di Fraccaro

Di Riccardo Fraccaro

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