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Buone notizie per la difesa italiana. Dopo l’annuncio dello sblocco di 7,2 miliardi di euro dal Mise per i programmi militari, ecco le prime indiscrezioni sul nuovo Documento programmatico pluriennale (Dpp 2019-2021) del dicastero guidato da Elisabetta Trenta. Il Camm-Er, estromesso lo scorso anno dalla copertura finanziaria, con il conseguente disappunto di esperti e addetti ai lavori, tornerebbe già quest’anno tra i programmi coperti dalla pianificazione di spesa. Una notizia positiva per le Forze armate, che altrimenti avrebbero rischiato di non avere i mezzi per assicurare la difesa aerea a corto e medio raggio nel giro di un paio d’anni, e per tutto il Paese, che ne beneficia in termini tecnologici, occupazionali e strategici.

IL SISTEMA

Nello specifico, i missili Camm-Er si inseriscono nel sistema di difesa terra-aria a medio raggio di nuova generazione Enhanced Modular Air Defence Solutions (Emads), capace di ingaggiare una molteplicità di minacce dal cielo. Considerato tra i più efficaci della sua categoria, è dotato di un’elevata mobilità tattica e in grado di operare sia in unità standalone, sia in un network di sistemi. Integrando informazioni da quest’ultimo, è capace di ingaggiare obiettivi multipli che si trovano ben oltre la linea della visuale o della sensoristica del lanciatore stesso.

L’ESIGENZA

Non a caso, il missile di nuova generazione è stato individuato da tempo dalla Difesa come “la soluzione idonea a colmare il gap capacitivo”, derivato dall’esigenza di sostituire gli Aspide, operativi da oltre quarant’anni con “gravi problematiche di obsolescenza” e fuori servizio dal 2021. Così, dopo una valutazione basata sui requisiti delle Forze armate, la Difesa ha scelto il Camm-Er, realizzato dal consorzio missilistico europeo MBDA, a cui partecipano il gruppo franco-tedesco Airbus, l’inglese BAE Systems (entrambi al 37,5%) e l’italiana Leonardo.

LO STRAPPO DELLO SCORSO ANNO

Il dossier era stato al centro della riportata tensione tra il ministro della Difesa Elisabetta Trenta e il vice premier Luigi Di Maio a settembre dello scorso anno. Allora, il leader grillino si sarebbe opposto al programma da 545 milioni di euro (seppure spalmati in due fasi fino al 2031), evidenziato nello Schema di decreto ministeriale presentato il precedente agosto dalla titolare di palazzo Baracchini. E così, con il disappunto di esperti e addetti ai lavori, il Camm-Er era apparso nel successivo Dpp nella lista dei programmi privi di copertura finanziaria. Ora però qualcosa è cambiato, sia nei rapporti nella maggioranza dopo il voto europeo, sia nell’attenzione del governo per il comparto, dimostrata di recente dalla visita (la prima in assoluto per un presidente del Consiglio italiano) del premier Giuseppe Conte al salone di Le Bourget.

LE INDISCREZIONI DI RID

Nel nuovo documento programmatico, stando a quanto riporta Rid, il programma torna all’interno della pianificazione di spesa, con un primo finanziamento da un milione di euro quest’anno, seguito da 10 milioni nel 2020 e da 15 nel 2021, giungendo al completamento nel 2024 con un onere complessivo di 95 milioni. Nello schema di decreto presentato dalla Trenta lo scorso anno, lo stesso livello di spesa era previsto per la Fase 1 del programma, già contrattualizzata e destinata allo sviluppo del missile e alla sua integrazione nella difesa nazionale. Dovrebbe poi seguire la Fase 2, necessaria a dare continuità alla difesa superficie-aria del nostro Paese.

GLI OBIETTIVI

L’esigenza per le Forze armate, Aeronautica ed Esercito in particolare, è forte, sia per difendere i militari italiani impegnati in teatro, sia per garantire all’Arma azzurra la capacità di proteggere basi e aeroporti di fronti a minacce dal cielo sempre più avanzate e sofisticate, tra missili a guida laser e droni. A ciò, si aggiunge la difesa del territorio nazionale, soprattutto in occasioni di grandi eventi, anche civili, che attualmente vengono coperti dall’Aspide.

LE NECESSITÀ DELL’AERONAUTICA

Per questo, l’allarme sui rischi di un mancato passo in avanti sul Camm-Er sono stati evidenziati negli scorsi mesi da diversi vertici delle Forze armate. Tra le “molte criticità” individuate dal capo di Stato maggiore dell’Aeronautica Alberto Rosso al suo insediamento, la prima citata era quella legata alla difesa missilistica di terra, “che attualmente si basa essenzialmente sul sistema Spada”, dotato dei missili Aspide. “La componente della Difesa aerea basata a terra – notava il generale lo scorso gennaio – è un tassello fondamentale per la sicurezza e la protezione non solo delle installazioni militari, ma di tutti gli obiettivi sensibili del Paese e della popolazione; mi riferisco, ad esempio, alla cornice di sicurezza in caso di grandi eventi”.

IL VALORE TECNOLOGICO E I RAPPORTI CON LONDRA

Anche gli esperti del settore hanno manifestato un certo disappunto sul tema. Qualche settimana fa, il vice presidente dell’Istituto affari internazionali (Iai) Michele Nones notava i rischi per il Paese quando “non si rispettano nemmeno gli impegni già presi e si rimettono in discussione i programmi internazionali avviati”. Tra questi, c’è “la compromissione del futuro di migliaia di giovani ingegneri e tecnici che, invece, potrebbero contribuire a mantenere l’Italia fra i Paesi tecnologicamente e industrialmente avanzati”. Infine, c’è da considerare l’elemento internazionale, soprattutto nel rapporto con Londra. Il programma rientra infatti nell’accordo (già definito) tra il ministero della Difesa e l’omologo del Regno Unito, con prospettive di export importanti che offrirebbero ulteriori opportunità di crescita occupazionale in Italia.

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