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Già nei giorni scorsi, la Commissione europea, tramite il vice presidente della Commissione, Jyrki Katainen, aveva manifestato forti preoccupazioni definendo la Cina un “rivale sistemico” che punta alla leadership nella tecnologia e propone modelli alternativi di governance. Quanto all’Italia, aveva detto, con efficace metafora: “Non ci sono pasti gratis” lungo la nuova Via della Seta, aggiungendo: “Né l’Ue, né alcuno dei suoi Stati membri può efficacemente raggiungere i suoi scopi con la Cina senza una piena unità”.

Ma la “questione cinese” accende, in particolare, anche il confronto italo- francese. Mentre la bandiera cinese sventola sui tetti del Quirinale, celebrando la presenza del “principe rosso”, da Bruxelles arrivano le prime notizie sull’incontro sul premier Giuseppe Conte con il presidente francese Emmanuel Macron, all’hotel Amigo di Bruxelles.

Innanzi tutto il fronte Tav, che nell’agenda setting di oggi, pare un tema “marginale”, rispetto alle fibrillazioni provocate dalla visita cinese. Ieri sera, con modi sbrigativi, rispondendo ai giornalisti al termine del vertice Ue a Bruxelles, Macron aveva detto di non avere “tempo da perdere” per discutere “temi di divisione nazionale” come quello della Tav. È una questione “italo-italiana, su cui la Francia ha sempre avuto la stessa posizione”. Cioè sì. Questa mattina, invece, Conte si è affrettato ad ammorbidire i toni usati da Macron, puntando sul tema del metodo: “Abbiamo condiviso un metodo: affideremo ai nostri ministri competenti, Toninelli e Borne, il compito di realizzare e condividere i risultati dell’analisi costi-benefici, e su quella base aprire una discussione”. Insomma,”è una discussione aperta” ha concluso Conte, all’udendo chiaramente alla necessità di proseguire in una istruttoria sui costi e sulle sue ripartizioni.

Poi la Via della Seta. In queste ore, Di Maio, si affretta ad appuntarsi al petto la medaglia, chiarendo il senso politico degli avvenimenti in corso: “Una volta tanto l’Italia arriva prima”. Sottinteso, tra i Paesi del G7. Intanto Conte gli fa eco a margine dell’incontro con Macron: “Abbiamo condiviso l’opportunità e la necessità che i rapporti con la Cina si inquadrino in una prospettiva anche europea. Riteniamo che l’Italia stia dando un grande contributo, proprio perché nel memordanum abbiamo inserito diretti richiami ai principi europei”. Dunque, se non è un mistero che anche Macron aspetti il presidente cinese a Parigi martedì prossimo (oltre a Xi Jinping ci saranno Merkel e Juncker), Conte tiene a dare i giusti contorni all’incontro: “È solo un seminario” ha chiosato, derubricando quella che potrebbe apparire una contromossa: “Non è certamente una reazione contro l’Italia. Io sono orgoglioso del mio Paese ma non possiamo certamente pensare che hanno organizzato” una manovra contro l’Italia.

Infine, sul tavolo del confronto italo-francese resta sempre l’urgente questione libica, soprattutto in vista della Conferenza nazionale in programma per metà aprile. L’Italia sta perdendo terreno in Libia a vantaggio della Francia? È quello che si chiedono diversi analisti di geopolitica dopo le ultime mosse di Parigi. Il generale Khalifa Haftar, uomo forte della Cirenaica appoggiato dalla Francia, sta imperversando nel sud del Paese che ormai, stando alle cronache, risulta controllato dalle sue milizie: compreso il giacimento petrolifero di Sharara. È il rischio riguarderebbe anche il campo di El Feel, operato da Eni e dalla National Oil Company. Oltre alle sei imbarcazioni che Macron consegnerà alla Marina libica per contribuire alla lotta contro l’immigrazione clandestina, i francesi di Expertise France, assieme al governo britannico che ha stanziato 2 milioni di euro di fondi, sosterranno tecnologicamente la compagnia telefonica Libyana in Stream, un incubatore-acceleratore di start-up a Tripoli a partire da giugno, con l’obiettivo di rafforzare l’ecosistema libico.

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