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Donald Trump ha ufficialmente annunciato la sua discesa in campo per ottenere la rielezione in vista delle presidenziali americane del 2020. Un annuncio a dir poco esplosivo, avvenuto ieri, nel corso di un comizio elettorale in Florida. Il presidente ha tenuto una postura particolarmente energica e dura. Ha attaccato a testa bassa l’inchiesta Russiagate del procuratore speciale, Robert Mueller, accusandola di averlo inutilmente ostacolato nei primi due anni di governo. Ha preso nuovamente di mira i mass media, da lui tacciati di diffondere fake news col solo scopo di mettergli i bastoni tra le ruote. Inoltre a finire bersagliato dal magnate è stato – neanche a dirlo – il Partito Democratico, additato come una forza politica settaria e radicale, pronta a sovvertire da un momento all’altro i tradizionali valori americani. Trump ha poi voluto ricordare i successi degli indicatori economici, rivendicando inoltre la linea dura sull’immigrazione. Insomma, un discorso agguerrito, che ci dice non poco della strategia elettorale che – certo non da oggi – il magnate sta mettendo in campo in vista della battaglia elettorale del 2020.

ROTTURA DEGLI SCHEMI

Innanzitutto, è chiaro che Trump stia in qualche modo rompendo i classici schemi solitamente adottati dai presidenti in cerca di un secondo mandato. Tradizionalmente infatti questa tipologia di campagna elettorale si basa su un linguaggio istituzionale, oltre che su tattiche di avvicinamento nei confronti dell’establishment di Washington. Sotto questo aspetto, vale per esempio ricordare la profonda differenza che divide l’Obama outsider del 2008 dall’Obama presidente del 2012. Trump sembra tuttavia essere di ben altro avviso. Nel corso del suo comizio, il magnate ha preso nuovamente di mira la “palude” di Washington, rispolverando i suoi classici cavalli di battaglia anti-establishment. Una scelta ben precisa, del resto. Trump sa perfettamente che è stata questa strategia a condurlo alla Casa Bianca nel 2016. E adesso questa esatta strategia vuole replicare. D’altronde, si tratta di un approccio insito nel suo stesso stile di governo. In questi anni, il magnate ha sempre rifiutato di adottare approcci troppo istituzionali, preferendo mantenere un rapporto diretto con il suo elettorato (tramite i comizi classici e – soprattutto – attraverso il web). Sotto questo aspetto, gli stessi frequenti scossoni e ricambi cui è sottoposta l’amministrazione americana costituiscono un tentativo di tenere in piedi il movimentismo originario.

L’ESTREMISTA PARTITO DEMOCRATICO

In secondo luogo, l’altro elemento che affiora è la volontà, da parte di Trump, di dipingere il Partito Democratico come una forza estremista e pericolosa per la nazione americana. Anche in questo caso, non ci troviamo di fronte a una novità. Non solo perché, già nell’ultimo discorso sullo stato dell’Unione, il presidente aveva affermato che l’America non sarebbe mai diventata una nazione socialista (stoccata, neppur troppo velata, a Bernie Sanders e ai suoi). Ma anche perché – a ben vedere – si tratta di una strategia molto simile a quella usata da Richard Nixon contro George McGovern alle presidenziali del 1972. In questo senso, Trump sta per esempio cercando di estendere e rafforzare il proprio consenso in territori come la Florida (che ha non a caso scelto per ufficializzare la sua nuova discesa in campo), dove sta facendo leva soprattutto sui sentimenti anticastristi e anti-Maduro di una buona fetta dell’elettorato. Il presidente sta, in definitiva, tentando di ricostituire e potenziare quella coalizione elettorale che gli ha consentito di arrivare alla Casa Bianca nel 2016: una coalizione articolata, che raccoglieva galassie politicamente differenti (galassie, che andavano da sinistra a destra).

Insomma, Trump sta cercando di mantenere la sua classica carica antisistema, presentandosi al contempo come l’unica figura in grado di difendere adeguatamente l’autentico spirito americano. Una strategia ambiziosa: difficile da perseguire ma anche potenzialmente efficace per ottenere la rielezione. Sebbene, per capire qualcosa di questo complicatissimo quadro, bisognerà prima attendere una situazione un po’ più chiara nel campo dei democratici.

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