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Un nuovo tsunami si abbatte contro la Chiesa. Le 11 pagine con cui l’arcivescovo Carlo Maria Viganò accusa Papa Francesco di avere coperto i presunti abusi dell’ex cardinale Theodore E. McCarrick sembrano una resa di conti all’interno del Vaticano. Una vicenda che interrompe “il consueto decoro tra i vescovi”, secondo il quotidiano The New York Times, e che potrebbe avanzare un programma più ampio.

Per il cardinale Joseph William Tobin, si sta cercando “di limitare i giorni di questo Papa, sterilizzando la sua voce o gettando ambiguità intorno a lui […] è parte di un grande sconvolgimento sia all’interno sia all’esterno della Chiesa”.

Ad aiutare Viganò nella scrittura del documento accusatorio sembra che ci sia stato l’ex vaticanista de La Stampa, Marco Tosatti. In un’intervista con l’agenzia The Associated Press ha raccontato la genesi della pesante lettera di accusa rivolta a Francesco. Ma non solo.

Secondo il New York Times, due settimane fa, Viganò ha condiviso il documento con un gruppo di persone, tra cui un influente amico americano: Timothy Busch, “ricco avvocato conservatore cattolico nel consiglio di amministrazione della rete dei media (Eternal Word) in cui l’arcivescovo Viganò rivelò la sua lettera”. Al NYT Busch ha dichiarato che credeva nelle affermazioni di Viganò: “L’arcivescovo Viganò ha fatto un grande servizio. […] Ho deciso di andare avanti perché, non facendolo, avrebbe perpetuato l’insabbiamento”.

Inoltre, Busch ha detto che gli autori sostengono che Papa Benedetto XVI era a conoscenza delle testimonianze di Viganò. In un’intervista al quotidiano tedesco Die Tagespost, l’arcivescovo Georg Gänswein, segretario privato di Benedetto XVI, ha smentito questa informazione. Invece Edward Pentin, corrispondente del National Catholic Register (NCR), scrive che le accuse contro McCarrick erano conosciute da Benedetto XVI (non il dossier) e che lui avrebbe imposto misure di provvedimento attraverso il segretario di Stato, cardinale Tarcisio Bertone. In opinione di Pentin, la smentita di Gänswein non nega la notizia del NCR.

Ma chi è Busch? Uomo di fede e di affari, l’imprenditore è impegnato nell’educazione di nuove generazioni di dirigenti aziendali attraverso il pensiero cattolico. È famoso per essere il donatore più grande nella storia della Catholic University of America, dopo un contribuito di 15 milioni di dollari nel 2016 per lo sviluppo del programma accademico della School of Business and Economics. Il contributo è arrivato attraverso la Busch Family Foundation.

Sul sito Catholic World Report si legge che Busch è un avvocato specializzato in finanza e transazioni immobiliari, cresciuto nel Michigan. Si è laureato nella Western Michigan University e ha frequentato la Lawne State University Law School di Detroit.

Busch è anche fondatore e Ceo della società di sviluppo e gestione alberghiera in California, Pacific Hospitality Group, e membro del consiglio di amministrazione della rete EWTN Global Catholic Television Network.

Figlio di una famiglia di cattolici devoti, è entrato nel mondo degli affari grazie al padre, che gestiva una catena di supermercati. Dal 1990 è membro di Legatus, un’organizzazione per amministratori delegati cattolici (ambasciatori del cristianesimo nel mercato) ed è tra gli sponsor del Napa Institute, una conferenza annuale per i leader cattolici che vogliono difendere la fede cristiana. “Il fulcro della mia vita – ha detto Busch al Catholic World Report – è farmi andare in paradiso e aiutare gli altri ad arrivare anche lì”.

chiesa

Chi è Timothy Busch, l’americano dietro il dossier di Viganò contro Francesco

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