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“Pausa pranzo con un ospite d’eccezione” scrive oggi il ministro Di Maio come didascalia di una bella foto che lo vede seduto accanto a Lino Banfi, idolo di tutti noi, maestro d’ironia che ci rende la vita più allegra da vari decenni. La foto, con ampia visibilità cercata dal ministro attraverso i social network, è simpatica, semplice e fresca.
Potrebbe quindi essere archiviata come un gesto d’istinto pieno di buonumore, nonché l’omaggio di un uomo di Stato ad un gigante del nostro cinema (e della TV, nessuno dimentichi Nonno Libero).

In realtà però questa foto è indicativa di una pericolosissima patologia, che potrebbe aver già contagiato il giovane e potente ministro.
Una patologia che ha già portato, per guardare al recente passato, nell’abisso dell’antipatia l’intero gruppo dirigente renziano, che con una serie di foto sbagliate sui social è precipitato nei sondaggi senza nemmeno rendersene conto.

Già perché questa foto è un misto di ansia da prestazione (la pausa pranzo, che allude alla fatica bestiale di fare il ministro) mescolata con compiaciuta constatazione di essere ormai “arrivato” (Lino Banfi pranza con me, altro che il ragioniere dell’ufficio accanto).

Insomma un misto di forza e debolezza, convinzione e paura. Anzi no, peggio che paura. Terrore vero, quello di essere ormai identificabile, giorno dopo giorno, con il potere costituito, quello brutto e sporco, quindi bisognoso di essere “aiutato” dal mito sorridente, che tutto spazza via con il suo carisma e la sua faccia nota.

Presti molta attenzione, il giovane ministro e capo politico del M5S. Questa sua foto di oggi, all’apparenza innocente e gioiosa, nasconde dentro e dietro di sé ben altro, generalmente dagli effetti nefasti sulle carriere politiche e di governo.

Occhio Luigi, la foto è d’eccezione ma gli effetti speciali in politica sono fatui

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