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Sergio Mattarella ha un alleato prezioso. Il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco. Lo si è capito fin da subito, da un rapido sguardo a quelle considerazioni finali (qui il testo) nelle quali ogni anno Bankitalia tasta il polso al Paese. Mai come quest’anno, però, l’intervento di Visco è arrivato in un momento drammatico. Nelle ore della crisi politica affidata, con scarse probabilità di successo, a Carlo Cottarelli (qui l’analisi di ieri di Formiche.net) e dello sprofondare della Borsa (-3% Piazza Affari mentre Visco parlava). E dello spread, che ha sfondato il muro dei 300 punti base.

Primo anello di congiunzione con il Colle, quei 4 mila miliardi di risparmio degli italiani, cardine della requisitoria con cui Mattarella ha fatto scudo sul suo operato, in occasione dello strappo con la Lega sulla nomina di Paolo Savona al Tesoro. A sentire Visco, sembrava di essere un po’ al Quirinale. “La difesa del risparmio, necessario per sostenere la crescita economica, presuppone condizioni ordinate sui mercati finanziari. Queste dipendono dalla credibilità delle politiche volte a rinnovare la struttura dell’economia, ad accrescere la produttività, a mantenere sotto controllo la dinamica del debito pubblico”, ha detto il governatore di Bankitalia. La stessa leva usata da Mattarella nel giustificare il suo no a un governo gialloverde con dentro l’economista critico verso l’euro.

Seconda cucitura, l’Europa, vero pomo della discordia nello scontro istituzionale andato in scena al Quirinale. Anche qui, dalle considerazioni di Visco, è venuta fuori tutta l’assonanza con il Capo dello Stato.  “Il destino dell’Italia è quello dell’Europa il cui sviluppo determina il nostro e allo stesso tempo ne dipende: è importante che la voce dell’Italia sia autorevole nei contesti dove si deciderà il futuro dell’Unione europea”.

Non è finita, perché ci sono altri incroci tra Via Nazionale e il Qurinale. Per esempio la Costituzione, che, tanto per ricordarlo, affida al Capo dello Stato un ruolo tutt’altro che notarile. Tradotto, Mattarella può dire la sua, eccome. Visco ha in questo dedicato un passaggio del suo intervento, affermando come “le norme entro cui operiamo possono essere discusse, criticate. Vanno migliorate. Ma non possiamo prescindere dai vincoli costituzionali: la tutela del risparmio, l’equilibrio dei conti”.

Non poteva poi mancare un avviso ai naviganti Lega e Cinque Stelle. Le pensioni, non si toccano, chi vuole smontare la legge Fornero, si farà male o farà del male. “Le riforme introdotte in passato rendono gestibile la dinamica della spesa pensionistica”, per questo motivo “sarebbe rischioso fare passi indietro”.

Per Visco le riforme passate hanno risposto “alla necessità di tener conto dell’allungamento della vita media nel definire il rapporto tra i contributi versati e l’entità e la durata della pensione; hanno cioè posto l’Italia in una posizione favorevole nel confronto internazionale. Attualmente, invece, interventi mirati, volti a ridurre specifiche rigidità, sono possibili, alcuni sono già stati effettuati in passato ma vanno sempre adeguatametne compensati in modo da assciurare l’equilibrio attuariale del sistema pensionistico”.

Su tutto però, vale una lezione. Avere fiducia nell’Italia non è un errore. Anche se all’estero, con certi articoli di stampa, non lo si vuole far credere. “La fiducia nella forza del nostro paese, al di là di meschine e squilibrate valutazioni, è grande, sul piano economico e su quello civile”.

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