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Due righe. Niente di più. Tanto è bastato alla Sasac, la Commissione governativa cinese che controlla assetti e fusioni tra società statali, per annunciare il matrimonio tra il quinto produttore di energia elettrica China Guodian Group con il gigante del carbone Shenhua Group. Insieme formeranno la più grande utility energetica del mondo.

Due righe e nessun dettaglio dell’operazione, come nella più classica riservatezza cinese. Quello che si sa è che le due società erano in trattative per un’integrazione da diversi mesi. Già il Financial Times qualche settimana fa aveva scritto che “il gruppo post fusione avrà una capacità installata superiore a 225 gigawatt, sopra quella della francese EDF e di Enel, e diventerà così la maggiore società energetica per capacità al mondo”. Ma non solo. Sarà anche il più grande produttore di energia eolica con una capacità di 33 gigawatt e il maggiore produttore di carbone – scrive sempre il quotidiano finanziario – che vede nell’operazione “l’avvio di una fase di consolidamento nel settore pubblico dell’energia in Cina che punta a renderlo più competitivo a livello globale”.

L’operazione rappresenta senza dubbio un passo significativo con il governo di Pechino che si è impegnato a ridurre le sue capacità di produzione di carbone così da limitare l’inquinamento ambientale puntando soprattutto sulle energie rinnovabili. L’obiettivo di queste maxi fusioni è anche quello di ridurre i debiti statali facendo nascere sempre più poli industriali che oltre una valenza nazionale possono ambire ad un’espansione internazionale.

Infatti se oggi si brinda al polo energetico, appena un anno fa come riportato da Formiche.net aveva sorpreso tutti quello dell’acciaio nato grazie alla maxi fusione tra due imprese statali: il colosso Baosteel, già secondo produttore cinese, e Wuhan Iron and Steel Group, all’undicesimo posto nella graduatoria mondiale di produzione di alluminio. Insieme avevano dato vita al secondo gruppo mondiale manifatturiero, tallonando l’indiana Arcelor Mittal.

Gli obiettivi della nuova multiutility cinese – che secondo l’agenzia di stampa Bloomberg che ha dato l’anticipazione della notizia si chiamerà National Energy Investment – appaiono chiari: mettere insieme il carbone con l’energia vuol dire dominare non solo in casa ma puntare anche a mercati fertili dove la Cina è già protagonista. Come l’Africa. Basta leggere l’ultimo studio dell’Ocse per capire come Pechino faccia sul serio nella sua espansione energetica nel continente nero. Infatti la Cina è di gran lunga il maggior investitore di nuovi progetti In Africa davanti agli Emirati Arabi e all’Italia. Le imprese cinesi hanno annunciato più di 30 miliardi di dollari di investimenti nel continente africano già lo scorso anno, un livello record, ben superiore al precedente massimo che era stato raggiunto nel 2008 quando era stata superata la soglia di 9 miliardi.

D’altra parte Pechino nel campo energetico non scherza e cerca alleanze tali da poter contrastare lo strapotere degli Stati Uniti. Alleanze che hanno portato il presidente Xi più volte a cercare l’aiuto di Putin e della Russia con cui sono stati firmati diversi accordi nel campo energetico fino alla costruzione di una centrale nucleare comune, senza dimenticare il progetto del gasdotto sino-russo e quello della produzione di gas naturale liquefatto (GNL).

Tutti movimenti che non sono visti di buon occhio a Washington. Il presidente Donald Trump che aveva tra l’altro impostato gran parte della sua campagna elettorale contro “il pericolo giallo” dovuto all’invasione cinese guarda con sospetto ai vari movimenti di Pechino, non ultimo quello che ha riguardato anche il presunto interesse della Great Wall Mtor per la Fca. Pare che per questo abbia rinfocolato uno speciale comitato interministeriale sugli investimenti esteri, il Committee on Foreign Investment in the United States guidato dal Dipartimento del Tesoro.

La nuova realtà cinese energetica per adesso non sembra minacciare più di tanto gli Usa. Ma con i cinesi si sa bisogna essere sempre guardinghi, d’altra parte la teoria della goccia che piano piano riesce a rompere il guscio è sempre attuale. Ora più che mai.

pechino, cina

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