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Il Piano nazionale di ripresa e resilienza rappresenta senza dubbio una straordinaria occasione anche per il rilancio sostenibile delle nostre città. I prossimi anni saranno decisivi per l’attuazione di quella transizione ecologica auspicata da tutti e sulla quale le istituzioni nazionali e internazionali sono da tempo impegnate. A cominciare dall’Agenda 2030 delle Nazioni Unite del 2015, passando per il Green Deal europeo del 2019 e le strategie tematiche nazionali per contrastare i cambiamenti climatici, ultimo il Piano nazionale integrato energia e clima presentato lo scorso giugno.

Questo cambiamento epocale non potrà non passare dalle città, dove si concentrano più della metà della popolazione mondiale: 4 miliardi e mezzo oggi, 5 miliardi e 200 milioni nel 2030 secondo le stime delle Nazioni Unite. Saranno dunque le città ad essere sempre più al centro delle sfide globali, a cominciare dall’emergenza climatica e dalla lotta alle emissioni di gas serra.

Vale lo stesso discorso per le 14 Città metropolitane italiane, che negli ultimi anni sono state segnate da “una crescita lenta e altalenante e dove le emergenze urbane, nonostante lievi miglioramenti, restano più o meno le stesse: smog, trasporti, spreco idrico, auto circolanti. È quanto emerge dal rapporto “Ecosistema urbano 2023”, giunto alla sua trentesima edizione, realizzato da Legambiente sulle performance ambientali di 105 Comuni capoluoghi e presentato oggi a Roma.

Secondo il rapporto, “in questi 30 anni, a rallentare la crescita sostenibile delle città sono stati interventi troppo a compartimenti stagni che non hanno permesso quella accelerata che serviva alla aree urbane, in cui oggi si concentra una sfida cruciale”. E così, accanto ai miglioramenti nella raccolta differenziata dei rifiuti (dal 4,4% del ’94 al 62,7% nel 2022) e delle piste ciclabili (passate da una media di 0,16 metri per 100 abitanti nel ’98 a una media di 10 metri e mezzo nel 2022), non sono mancati ritardi in altri settori. Come per il tasso medio di motorizzazione che si conferma ai livelli più alti in Europa: oltre 66 auto ogni 100 abitanti. È cresciuta la produzione complessiva dei rifiuti, passando da una media pro capite di 455 chili l’anno nel ’94 a 516 chili nel 2022. Così pure per il trasporto pubblico, ancora lontano dalle medie europee.

“Le città vanno ripensate come motori di un cambiamento capace di renderle vivibili e a misura umana – ha detto Stefano Ciafani, presidente di Legambiente – nonché laboratori fondamentali per il processo di decarbonizzazione. Occorre infrastrutturale, realizzando gli impianti industriali dell’economia circolare, riducendo le perdite nella rete di distribuzione dell’acqua, completando la rete di fognatura e depurazione delle acque reflue, facilitando la permeabilità del tessuto urbano alle acque piovane per adattarsi alla crisi climatica e ricaricare le falde, diffondendo le colonnine di ricarica elettrica negli spazi pubblici. Serve quella volontà politica, a livello nazionale e locale, che finora è mancata e che anno dopo anno diventa sempre più urgente”.

Manca, sottolinea Legambiente, una riflessione politica nazionale che ponga le città e le sue periferie al centro del progetto di rilancio del Paese. A fine luglio scorso il governo ha presentato una nuova rimodulazione dei fondi Pnrr “che prevede un taglio di circa 13 miliardi di euro destinati proprio ai Comuni e alle Città metropolitane. Risorse di fondamentale importanza che sono state già state impiegate per oltre 55 mila gare e il cui taglio potrebbe pregiudicare la continuità egli interventi già finanziati e che sono in pieno svolgimento”.

Nella fotografia che ci presenta oggi il rapporto, la città di Trento spicca in primo piano per le performance ambientali: mantiene un buon livello di qualità dell’aria, diminuisce i consumi idrici, passando da 150 litri pro capite al giorno ai 147 e mezzo di oggi; scende, anche se di poco, la produzione totale dei rifiuti (da 454 chili per abitante l’anno agli attuali 446). A ruota segue Mantova, decima lo scorso anno. Migliora la qualità dell’aria, scende la produzione dei rifiuti, sale la raccolta differenziata passando dall’83,2% all’84,8%. Raddoppiano i passeggeri del trasporto pubblico che salgono dai 36 viaggi per abitante annui agli attuali 66. Più del triplo le zone pedonali (91 metri quadrati per 100 abitanti) rispetto all’anno precedente e prima assoluta per i metri quadrati per 100 abitanti delle zone a traffico limitato. Terza si piazza Pordenone, per i consumi idrici diminuiti e per le perdite della rete idrica che scende sotto il 10%. Diminuisce la produzione dei rifiuti e aumenta la raccolta differenziata che arriva all’87%. Crescono anche i passeggeri che utilizzano i trasporti pubblici e migliora l’indice dell’uso del suolo. Val la pena registrare il settimo posto di Cosenza, prima città del Sud e di Cagliari (16a) e Oristano (22°).

Le note dolenti riguardano i grandi centri urbani. Dallo smog (Torino, Milano Bologna e Firenze), al traffico (Catania e Roma), alle difficoltà dei trasporti locali (Roma e Catania), dai rifiuti (Palermo, Catania, Venezia, Firenze e Roma) alla dispersione di acqua potabile (Firenze, Catania e Bari), dal suolo consumato (Venezia) alla scarsa diffusione del solare termico e fotovoltaico (Napoli, Palermo, Torino e Roma) fino alla scarsa diffusione della ciclabilità (Napoli, Genova e Roma).

Per far uscire le nostre città da questa emergenza urbana è necessaria una “strategia nazionale in grado di sostenere e finanziare le buone scelte di indirizzo per rendere le nostre città più sostenibili e più vicine alle necessità dei cittadini”. Per accelerare questa transizione ecologica delle città, per Legambiente è fondamentale: definire una strategia urbana nazionale e una cabina di regia che includa governo, sindaci e comunità locali; mettere in campo interventi innovativi, prevedendo risorse adeguate; replicare le buone pratiche già presenti sui territori.

In pratica “occorre riqualificare, a partire dalle periferie, gli spazi comuni, con luoghi di incontro, pedonalizzazioni, corsie ciclabili, vie scolastiche, messa a dimora di nuove alberature, promuovendo quelle foreste urbane utili a mitigare gli effetti delle ondate di calore, creando corridoi verdi per facilitare spostamenti a piedi anche nei periodi più caldi e puntando sulla natura urbana per mitigare l’impatto climatico nelle città, valorizzando la bellezza come leva del cambiamento”.

Come rilanciare le città italiane nella morsa delle emergenze ambientali

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