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Tra la Russia e il grano c’è di mezzo una banca. La finanza dell’ex Urss, come raccontato più volte da Formiche.net, è in agonia, tra istituti alle prese con il depauperamento del proprio patrimonio e circuiti di pagamento senza più sponde alternative al ben più famoso Swift. Ora, sempre la finanza, s’è messa in mezzo al delicatissimo accordo per l’esportazione del grano, raggiunto lo scorso 22 luglio a Istanbul con la mediazione delle Nazioni Unite e della Turchia.

Intesa con l’Ucraina che Mosca aveva sospeso lo scorso mese, che prevede il passaggio delle forniture in arrivo da Kiev attraverso il Mar Nero, in seguito agli attacchi subiti dalla sua flotta a Sebastopoli. Salvo poi fare dietrofront e riprendere in mano il tutto. Ora però una banca rischia di far saltare nuovamente il banco, con la ragionevole prospettiva di una nuova impennata dei prezzi e di un ritorno dello spettro della fame per milioni di persone.

Sì, perché la Russia ha chiesto che l’Occidente allenti le restrizioni sull’istituto di credito statale per l’agricoltura, Rosselkhozbank, al fine di facilitare le esportazioni russe di grano. Una richiesta, ha scritto Reuters, arrivata proprio durante i colloqui per estendere l’accordo sulle spedizioni di cibo dall’Ucraina. Pochi giorni fa, infatti, il G7 ha esortato il Cremlino a prolungare l’accordo che consente il passaggio sicuro delle spedizioni di grano dall’Ucraina.

Ma senza una sospensione delle sanzioni sul braccio finanziario statale che sostiene l’agricoltura russa, sarà difficile ottenere un sì. Vladimir Putin, infatti, si è riservato il diritto della Russia di fermare nuovamente l’accordo mediato dalle Nazioni Unite, qualora la richiesta fatta pervenire all’Occidente non fosse accolta. Più nel dettaglio, Mosca pretende che venga consentito a Rosselkhozbank di ripristinare i suoi rapporti con le banche russe, congelati dalle sanzioni occidentali.

Ciò consentirebbe all’istituto, che finora non ha avuto un ruolo importante nel commercio internazionale di cereali, di elaborare i pagamenti per il grano russo e altri prodotti alimentari. E pensare che solo una settimana fa il ministero della Difesa russo aveva spiegato come “la Federazione russa considera sufficienti le garanzie finora ricevute e riprende l’applicazione dell’accordo sul grano”. Ma ora c’è una nuova tegola.

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