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Riprendere il filo politico e personale tra Roma e Parigi, nella consapevolezza che le azioni comuni, ad esempio in Libia e Tunisia, saranno fondamentali per sminare il terreno da una nuova destabilizzazione dei due paesi che si affacciano sul Mediterraneo. È questo uno dei temi emersi dal Consiglio Europeo, da cui il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni torna con alcuni appunti programmatici. Intanto la centralità italiana, che la geografia naturalmente le affida nei dossier marcatamente ‘mediterranei’, come energia e migranti, accanto alle relazioni da intensificare con Francia e Germania, passando per i prossimi bilaterali con i leader di Spagna e Grecia.

Obiettivo Africa

L’incontro a due con il presidente francese Emmanuel Macron porta in dote due segmenti complessi, come migranti e nucleare, su cui esiste un terreno comune di progettazione e iniziative. Ne hanno parlato in occasione del colloquio avuto ieri sera, nel quadro del Consiglio europeo di Bruxelles, al pari della delicatissima situazione sul piano geopolitico. Quando Meloni osserva che “mi pare ci sia voglia di collaborare su materie di importanza strategica, sicuramente per Italia e per la Francia” il riferimento è non solo alla questione migratoria (“sulla quale registro una grande disponibilità ad affrontare la questione in modo strutturale da parte del presidente Macron”), ma anche alle materie industriali. Ovvero gli interessi nazionali dei due paesi possono coincidere al fine di affrontare sfide comuni.

Il passo successivo è quindi tarato sulla crisi in Tunisia, dove il rischio di un’ondata senza precedenti può essere evitato solo grazie ad “un lavoro diplomatico con Fmi e governo tunisino”. L’impegno italiano sarà costante, come il premier ha ribadito incontrando il commissario Paolo Gentiloni che sarà presto in visita a Tunisi. Per cui la missione italo-francese in Tunisia con la commissaria Johansson “ci sarà, c’è una missione a livello di ministri degli esteri, ce ne sono diverse che adesso si stanno muovendo verso la Tunisia”.

Alleati ed elezioni europee

Il secondo aspetto che emerge nel post Consiglio è quello del ruolo italiano, da far coincidere sia con gli interessi nazionali, sia “cercando una sintesi con gli altri”. In questo senso il doppio incontro di Giorgia Meloni con i leader di Spagna e Grecia si inserisce all’interno di un percorso di ascolto e di alleanze. Sanchez sarà a Roma il prossimo 5 aprile, mentre Meloni visiterà Atene entro maggio, prima delle elezioni politiche in entrambi i paesi. A Madrid la possibile ascesa al potere di una maggioranza di centrodestra rispecchia i sondaggi degli ultimi mesi, con in testa il Partido Popular di Feijoo e l’alleato Vox, di Abascal. Ad Atene i conservatori di Nea Dimokratia restano avanti a tutti, ma in virtù di una nuova legge elettorale potrebbero essere costretti ad allearsi con il centro o, addirittura, con pezzi di socialisti.

Come ha osservato il premier ellenico Kyriakos Mitsotakis, Atene e Roma sono molto vicine sulla riforma delle regole fiscali Ue e sulle grandi sfide della questione dei rifugiati e della migrazione. Come la Grecia, ha specificato, “l’Italia è in prima linea ed è vittima dei trafficanti che sfruttano le vite umane trasportandole nel Mediterraneo centrale dalla Libia e dalla Siria“. Ma non solo, perché è in piedi anche la strategia sulle prossime elezioni europee e sulla composizione della prossima Commissione, su cui Ppe e Ecr dialogano da tempo grazie ad emissari italiani e greci: il greco Thanasis Bakolas è il Segretario Generale del Ppe a Bruxelles; l’italiano Alessandro Chiocchetti, capo di gabinetto di Roberta Metsola, potrebbe essere destinato alla prestigiosa Direzione Generale del Parlamento europeo qualora la maltese spiccasse il grande salto verso la Commissione.

Risultati e aspettative

Secondo Nicola Procaccini, Co-Presidente dell’Ecr al Parlamento Europeo, nell’immaginario collettivo del Consiglio è ormai entrata la consapevolezza che occorre una progettualità fisica e strategica. “Il dividendo politico del Consiglio di solito non si vede nell’immediatezza, ma nei giorni successivi – osserva a Formiche.net – credo che avrà un effetto sotto molteplici aspetti, a partire dall’immigrazione. Mantenere alta l’attenzione e indurre tutti i commensali anche durante quella cena a ragionare di questo argomento, condividendo un approccio che fino a ieri non era affatto scontato, è stato un grande risultato di Giorgia Meloni. Serve una maggiore fermezza nei confronti dell’immigrazione illegale, questo il messaggio veicolato al Consiglio, perché quei movimenti secondari, che tanto stanno a cuore a Germania e Francia, si arresteranno solo se si bloccheranno i movimenti primari, ovvero l’accesso a spazi di primo ingresso come Italia, Spagna, Grecia”.

Per questa ragione Procaccini spiega che Giorgia Meloni ha condotto la discussione con i suoi colleghi in una direzione precisa: “L’idea di intervenire direttamente nei Paesi di origine con una presenza fisica e, perché no, anche economica adesso è inevitabile: è questo un aspetto ormai che sta entrando nell’immaginario collettivo del Consiglio”.

L’incontro con Macron ha puntato molto su questo aspetto, precisa, perché il grosso dell’immigrazione illegale parte dalla Tunisia, un paese in una situazione molto a rischio. “Storicamente la Francia in Tunisia ha una sua presenza, che però si è molto ridotta come anche in tutto il Nord Africa, per cui ora la strategia è quella di intervenire puntellando le istituzioni tunisine e quindi cercando di fermare le partenze”. Nell’interstizio delle relazioni franco-italiane si inserisce secondo Procaccini, un altro tema di fondamentale importanza: “Anche sul patto di stabilità vedremo se ci potrà essere una flessibilità nell’applicazione dei dogmi, credo sarà fondamentale per sprigionare la produzione e così tagliare il debito in funzione del PIL”.

ECR + PPE

Sul rapporto dialogante ed elettoralmente determinante in vista delle europee tra Ecr e Ppe, Procaccini osserva che è una situazione politica “che sta nascendo da sola: il progressivo avvicinarsi di conservatori e popolari c’è anche nell’approccio al green deal, magari per provare a riportarlo su un binario di buon senso che contemperi le esigenze ambientali, con le esigenze produttive e sociali”. E aggiunge: “C’è un’accelerazione che ci fa immaginare gli scenari politici che si esprimeranno nel maggio 2024: credo che possano esserci i presupposti per un rapporto sempre più stretto sia all’interno del Consiglio europeo sia all’interno del Parlamento europeo e quindi anche della futura Commissione”.

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