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Durante la pandemia il sistema di proprietà intellettuale (PI) ha stimolato la creazione di numerose partnership, portando allo sviluppo di vaccini sicuri ed efficaci e alla produzione di miliardi di dosi. Recentemente, però, alcuni Stati hanno chiesto di eliminare o sospendere temporaneamente i diritti di proprietà intellettuale per consentire l’accesso globale e a costi abbordabili a vaccini e terapie. Una decisione che, non solo non aumenterebbe la produzione ma sarebbe altamente controproducente: distruggerebbe le collaborazioni e i partenariati di produzione internazionali che si sono rivelati indispensabili; minerebbe l’incentivo a investire nella ricerca e nello sviluppo (R&S) di nuove tecnologie e terapie.

IL RUOLO DELLE PARTNERSHIP

Dallo scoppio della pandemia, il sistema di proprietà intellettuale ha incoraggiato la creazione di decine di partnership. Oggi, ci sono dieci vaccini autorizzati dall’Oms e oltre 60 in fase di sperimentazione clinica (Fase 3 o 4) o in attesa di revisione normativa.

Tali collaborazioni non sarebbero possibili in assenza della certezza giuridica fornita dai diritti di proprietà intellettuale, che consentono alle aziende di condividere tecnologia e know-how senza temere di sacrificare i propri obiettivi commerciali. Quando il titolare di un brevetto è costretto a cederlo in licenza, ne è ancora proprietario e può ricevere una ragionevole royalty. Rinunciare o limitare la proprietà intellettuale imporrebbe la divulgazione forzata, distruggendo il segreto commerciale e il suo valore.

LA PI HA PERMESSO UN RAPIDO AUMENTO DELLA PRODUZIONE

Le partnership – che coprono l’intera catena di valore della produzione in tutto il mondo – hanno permesso un rapido aumento della produzione. Per esempio, Pfizer/BioNtech e Johnson & Johnson hanno stretto una partnership con la rivale Merck per incrementare velocemente l’offerta.

Dopo una breve fase di stallo, infatti, l’aumento di produzione del vaccino Covid-19 è stato notevole: a dicembre 2021 sono state prodotte 12 miliardi di dosi, e attualmente, l’offerta supera di gran lunga la capacità globale di somministrarle in modo equo.

LA SOLUZIONE?

Eliminare i diritti di proprietà privata avrebbe implicazioni economiche disastrose al di là della pandemia: molte piccole aziende farmaceutiche, il cui patrimonio principale è costituito dai diritti PI, potrebbero non sopravvivere. Un approccio più sensato ed efficace prevede che i governi si concentrino su due misure concrete per accelerare l’accesso equo a vaccini e terapie:

– armonizzare la regolamentazione: durante la pandemia, la mancanza di armonizzazione normativa ha portato a tempi di accesso ai vaccini e alle terapie molto diversi nei vari Paesi. Coordinare i requisiti normativi deve essere al centro delle strategie di preparazione e risposta alle pandemie.

– smantellare le barriere commerciali: la produzione di vaccini si basa su catene di approvvigionamento globali e i governi devono impegnarsi in modo credibile ed efficace a evitare restrizioni alle esportazioni durante le pandemie. Le barriere commerciali hanno interrotto la disponibilità di vaccini sia nei Paesi sviluppati che in quelli in via di sviluppo. L’India è un esempio: le restrizioni all’esportazione imposte nell’aprile 2021 hanno ritardato in modo massiccio la risposta alla pandemia nei Paesi a basso e medio reddito.

Queste misure garantiscono che il mondo sia preparato ad affrontare future pandemie.

Vaccini e proprietà intellettuale. Non mettere a rischio la produzione

Di Carola Macagno

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