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Le nuove sanzioni occidentali hanno come obiettivo limitare l’uso del dollaro da parte della Russia attraverso le sue maggiori banche, come Sberbank e VTB Bank, entrambe di proprietà statale. Ma toccano anche altri nomi come Otkritie, Novikom e Sovcom. Non Gazprombank, la terza banca russa e il principale vettore per i pagamenti esteri di petrolio e gas. Il polo atlantista formato da Usa, Ue, Canada e Gb inoltre ha deciso che alcune banche russe resteranno fuori da Swift ovvero il sistema delle transazioni finanziarie internazionali. Le nuove restrizioni alle transazioni incideranno sulle banche anche perché sono, al contempo, detentori di titoli di Stato. Altra stretta sui cosiddetti ‘passaporti d’oro’.

Sberbank

Si chiama Public Joint Stock Company Sberbank of Russia e detiene circa un terzo del totale delle attività bancarie russe: le nuove sanzioni bloccheranno le transazioni in dollari USA in futuro. Il Tesoro degli Stati Uniti ritiene che l’80% delle transazioni giornaliere in valuta estera delle istituzioni finanziarie russe siano effettuate in dollari, circa 46 miliardi. Intenso è il rapporto di Sberbank con l’Iran, con cui la banca russa ha discusso negli ultimi mesi di questioni interbancarie. Buoni sono stati i risultati della banca nei primi nove mesi del 2021, con profitti cresciuti di oltre il 75% anno su anno a 978,1 miliardi di rubli.

Nel 2018 Sberbank aveva lanciato a Mosca una scuola di programmazione all’avanguardia per formare ingegneri del software nelle arti della sicurezza informatica. Fu chiamata School 21, ed era sostenuta da Ecole 42, un pioniere globale finanziata dal magnate francese Xavier Niel.

Gref

Lo scorso 7 dicembre l’ad di Sberbank, German Gref, aveva definito sciocchezze le notizie secondo cui le nuove sanzioni statunitensi potrebbero colpire la capacità di conversione del rublo russo: “E’ impossibile vietare, impossibile da eseguire”, aveva detto. La banca già nel 2017 aveva subito delle sanzioni, prorogate di tre anni nel marzo del 2021. Gref aveva da tempo fatto circolare la vulgata che il gruppo aveva in programma di trasferire le proprie banche sussidiarie in Germania, Repubblica Ceca e Austria. L’obiettivo era quello di provare a vendere le banche sussidiarie in Bosnia ed Erzegovina, Croazia, Ungheria, Serbia e Slovenia con un totale attivo di 7.329 miliardi di euro. Sarebbe stata un’operazione da 500 milioni di euro.

VTB Bank

VTB Bank detiene circa il 16% delle attività bancarie russe ed è stata completamente congelata dalle sanzioni statunitensi tramite “sanzioni di blocco totale”. Il gruppo è guidato dal 2002 da Andrey Kostin, 63enne fautore dell’allontamamento del sistema russo dal dollaro. Già nel 2019 parlava di de-dollarizzare la Russia visto che una quantità sempre più crescente di scambi commerciali con l’estero veniva effettuata in rubli, euro, yuan. La quota degli accordi definiti non in dollari nell’export con Ue, Cina e Paesi Brics è salita a più del 50%.

Meno dollari

Così, osservava il banchiere, istituti e imprese russe riuscivano a ridurre la propria dipendenza dai finanziamenti esteri in dollari. Lo dimostra il fatto che Rosneft, la più grande compagnia petrolifera russa, aveva fatto dell’euro la principale valuta per tutti i contratti di esportazione. “Credo che le banche europee beneficeranno dall’aumento dell’uso dell’euro nelle transazioni internazionali da parte delle compagnie russe” disse all’epoca Kostin.

Le azioni di Sberbank e VTB Bank sono calate di oltre un terzo dall’ottobre scorso proprio a causa delle prospettive di sanzioni, anche se hanno riguadagnato terreno nelle ultime settimane.

@FDepalo

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