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Dovrebbe essere Telecom Italia a fornire il servizio Lte Public Safety (anche 4G e 5G) a Carabinieri, Guardia di Finanza, Polizia di Stato e Polizia Penitenziaria in 11 province. L’offerta dell’azienda guidata da Luigi Gubitosi sembra, infatti, a un passo dal vincere un bando di gara miliardario per le telecomunicazioni delle forze di Polizia che nei mesi scorsi, dopo un articolo di Formiche.net, aveva fatto drizzare le antenne alla politica.

La proposta di Tim, che ha ottenuto 69,9 punti su 70 nella parte tecnica, è rimasta l’unica in piedi. La commissione giudicatrice incaricata della valutazione delle offerte tecnico-economiche ha escluso le altre due.

Nel caso di quella avanzata dal raggruppamento WindTre-Fastweb, si legge nel decreto di esclusione, sono state riscontrate “specifiche, manifeste irregolarità dell’offerta tecnica e la conseguente non conformità della medesima ai requisiti, condizioni e criteri indicati nel bando di gara”. In particolare, l’offerta non ha soddisfatto le stime attese degli degli accessori per “terminali palmari ‘rugged’ – caricabatterie multipli da tavolo” (917 offerti contro i 1.009 richiesti) e non prevedeva l’“interoperabilità con entrambi i ‘sistemi’ già in uso alle Forze di Polizia”.

L’esclusione di Vodafone, invece, è legata a ”una manifesta irregolarità dell’offerta tecnica e la conseguente non conformità della medesima ai requisiti, condizioni e criteri indicati nel bando di gara”, si apprende dal decreto di esclusione. È stata accertata una “carenza del progetto di massima della ‘Provincia di Padova’”.

Facciamo un passo indietro. Ad accendere, a maggio, i riflettori sulla gara era stato Guido Crosetto, già sottosegretario alla Difesa e presidente dell’Aiad, con questo tweet.

Come raccontato su queste pagine, a preoccupare – Crosetto ma non soltanto lui – era l’assenza di paletti che impediscano che una gara simile consegnasse le telecomunicazioni delle Forze di Polizia italiane a operatori che utilizzano tecnologia di fornitori cinesi come Huawei e Zte, accusati di spionaggio dagli Stati Uniti e messi al bando dalla Federal communication commission (senza dimenticare che nel dicembre del 2019 il Copasir aveva chiesto al governo di escludere i fornitori cinesi dalla rete). Preoccupava soprattutto il fatto che si tratta di una gara “tabellare”, fondata su un solo criterio, “il miglior rapporto qualità-prezzo”.

Come dimostra un recente report del think tank Cefriel, una buona fetta (a volte più della metà) dell’infrastruttura 5G dei principali operatori italiani è targata Huawei e Zte (definiti fornitori “non affidabili”).

Nei mesi scorsi era dovuta intervenire anche Luciana Lamorgese, ministra dell’Interno, rispondendo durante un question time alla Camera dei deputati a un’interrogazione del Partito democratico, firmata tra gli altri dal deputato Alberto Pagani e dal responsabile sicurezza dem e membro del Copasir Enrico Borghi. Citando la “cornice ordinamentale” composta da Golden power e Perimetro di sicurezza nazionale cibernetica, la titolare del Viminale aveva rassicurato i deputati “circa i rischi di interferenza da loro stessi paventati”.

Come detto, l’offerta di Tim è l’unica rimasta in piedi. L’assegno del bando, però, non è imminente. Mancano alcuni passaggi. Inoltre, c’è la possibilità per le aziende che hanno avanzate le offerte escluse dalla commissione di presentare ricorso.

Formiche.net ha contattato WindTre-Fastweb e Vodafone per un commento circa i decreti di esclusione e l’eventualità della presentazione di ricorsi.

“L’andamento dell’attuale gara sembra che possa andare nella giusta direzione” di garantire la sicurezza, hanno dichiarato in una nota Borghi e Pagani. “Ora si proceda celermente avendo sempre come unico punto di riferimento l’ottenimento dei più alti standard di sicurezza. L’assoluta impenetrabilità non esiste, ma l’adozione delle migliori tecnologie e delle modalità operative più sicure è un prerequisito irrinunciabile”, hanno aggiunto.

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Escluse WindTre-Fastweb e Vodafone da una gara per l’affidamento delle telecomunicazioni di Carabinieri, Gdf, Polizia di Stato e Polizia penitenziaria che aveva fatto drizzare le antenne per il possibile ruolo dei fornitori cinesi Huawei e Zte. L’assegnazione è ancora lontana però: gli operatori possono presentare ricorso

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