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“Sette anni fa oggi, la Russia ha violato il diritto internazionale, le norme con cui i Paesi moderni si impegnano a vicenda e la sovranità e l’integrità territoriale della vicina Ucraina quando ha invaso la Crimea”. Così venerdì il presidente Joe Biden ha ribadito il sostegno degli Stati Uniti all’Ucraina con una nota pubblicata dalla Casa Bianca. “Gli Stati Uniti continuano a stare al fianco dell’Ucrain e dei suoi alleati e partner oggi, come hanno fatto dall’inizio di questo conflitto. In questo cupo anniversario, riaffermiamo una semplice verità: la Crimea è Ucraina”.

Già nel corso del suo intervento alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco Biden, che da vicepresidente aveva svolto un ruolo chiave per schierare gli Stati Uniti al fianco dell’Ucraina contro l’aggressione russa, aveva dichiarato che l’integrità territoriale e la sovranità dell’Ucraina sono di “vitale importanza” per Washington ma anche per l’Unione europea. Dichiarazioni accolte dal presidente ucraino Volodymyr Zelenskiy, che ha ringraziato Biden lasciando intendere l’auspicio di una maggior collaborazione con gli Stati Uniti dopo le tensioni con l’ex presidente Donald Trump: “Ecco a cosa serve una vera partnership strategica. Gli ucraini apprezzano molto il sostegno degli Stati Uniti: dall’integrità territoriale al rafforzamento delle capacità di difesa e all’attuazione delle riforme. Uniti rimaniamo in piedi — divisi cadiamo”, ha twittato.

La Casa Bianca cambia dunque registro (anche dopo i tentativi di Trump di “incastrare” Biden sul Kiev-gate). Nel corso del G7 del 2018, secondo quanto rivelato da BuzzFeed, Trump aveva definito l’Ucraina “uno dei Paesi più corrotti al mondo” e aveva detto agli altri leader che la Crimea è russa perché i suoi abitanti parlano russo. Al contrario, il suo segretario di Stato, Mike Pompeo, ha ripetutamente affermato che gli Stati Uniti non accetterebbero mai l’annessione russa della penisola. Se la Casa Bianca cambia, a Foggy Bottom c’è continuità. Infatti, come numero due della diplomazia statunitense Biden ha scelto Victoria Nuland, diplomatica di lungo corso diventata famosa per quel “Fuck the EU” durante la crisi ucraina, nei giorni in cui Washington lavoravano per non far finire l’Ucraina in mano alla Russia, mentre gli europei chiedevano “dialogo” quasi spaventati da Mosca.

L’agenda di Biden per l’Ucraina interessa anche l’Unione europea (e soprattutto la Germania), come emerge chiaramente da un’analisi di Benjamin Schmitt per l’Atlantic Council. L’esperto sottolinea come lo stop al gasdotto Nord Stream 2 può essere utilizzato “come leva” da Washington e da Bruxelles per chiedere a Mosca maggiori garanzie su diversi dossier, tra cui la sicurezza dell’Ucraina e la Crimea. “Ciò consentirebbe all’Ucraina di avere una situazione di sicurezza più stabile sul campo”, spiega Schmitt, “in modo che se il Nord Stream 2 fosse mai completato e il Cremlino utilizzasse effettivamente il gasdotto per escludere l’Ucraina, allora sarebbe almeno più resiliente a tale mossa di quanto non lo sia oggi”.

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