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“Mi ha molto preoccupata un sondaggio in Italia (firmato Swg, ndr) che raccontava che il 52% degli italiani vede la Cina come amica mentre per il 46% la Germania è il nemico. È una questione che non riguarda soltanto gli sforzi cinesi, ma anche la nostra incapacità di raccontare ciò che facciamo. Per questo non dobbiamo soltanto accusare gli altri ma rafforzare la nostra strategia comunicativa”. A dichiararlo è Věra Jourová, vicepresidente della Commissione europea con delega alle politiche sui valori e sulla trasparenza, nel corso dell’ultimo appuntamento del Brussels Forum, kermesse internazionale organizzata dal think tank German Marshall Fund (quest’anno in via telematica) che ogni anno chiama a raccolta nella capitale belga i massimi esperti di settore nella sicurezza e nella geopolitica. 

Introdotte dal vicepresidente del centro studi, Ian Lesser, e moderate da Michael Peel, corrispondente da Bruxelles del Financial Times, Chrissy Houlahan, rappresentante del Partito democratico per la Pennsylvania e membro della commissione Esteri della Camera, e la vicepresidente Věra Jourová sono intervenute nel corso dell’evento intitolato “Combating disinformation to secure democracy”. Pochi giorni fa la vicepresidente ha presentato con l’Alto rappresentante dell’Unione europea Josep Borrell la nuova strategia europea contro la disinformazione russa e cinese. Come raccontato su Formiche.net, Facebook, Google, Mozilla, Twitter e pure la cinese TikTok pubblicheranno rapporti ogni mese. Il prossimo fronte delle fake news.

“Dobbiamo iniziare a preoccuparci della verità”. “Non possiamo essere passivi né ingenui in tempo di Covid-19, dobbiamo difenderci”. È questo l’appello della vicepresidente Jourová che ha sottolineato di aver vissuto metà della sua vita sotto la dittatura di un Paese satellite dell’Unione sovietica (“ricordo l’indottrinamento”) e illustrato brevemente la nuova strategia dell’Unione europea, sottolineando i timori dei 27 per gli sforzi di disinformazione da Paesi terzi che hanno colpito il Vecchio continente in questa fase di emergenza sanitaria ed economico. Preoccupazioni, queste, che la deputata Houlahan condivide pensando alle prossime elezioni presidenziali in agenda a novembre e facendo appello a un’intesa tra democratici e repubblicani sull’impegno e sulle strategie per evitare interferenze.

Negli Stati Uniti si pone l’accento sulla libertà di parole sancita dal primo emendamento. Tuttavia, spiega la vicepresidente Jourová, per l’Unione europea è diverso: “Il principio base è la libertà di pensiero ma dobbiamo leggi in tutti gli Stati membri che proibiscono certi discorsi” come i crimini d’odio, fomentano la violenza anche sui minori (compresa la pedopornografia), il terrorismo e l’estremismo. “Questi sono discorsi proibiti, gli altri devono rimanere intatti”, ha aggiunto. Ed è per questo che l’Unione europea sta cercando di lavorare sulla trasparenza e la responsabilità delle piattaforme: “Ciò che è illegale offline, dev’esserlo anche online”, ha dichiarato la vicepresidente Jourová. 

“La verità conta”, ha spiegato la vicepresidente Jourová che, dopo aver fatto riferimento alla Nato, ha sottolineato i valori comuni a Unione europea e Stati Uniti come riferimenti per rafforzare la relazione transatlantica. 

Seppur con toni diversi, entrambe hanno evidenziato l’emergenze di campagne di disinformazione da parte di Pechino. E le preoccupazioni espresse dalla deputata Houlahan dimostrano, ancora una volta, che la Cina è diventata una questione bipartisan al Congresso di Washington. “La Russia non è sola quando parliamo di interferenze”, ha spiegato citando esplicitamente la Cina ma anche l’Iran. A conferma del fatto che difficilmente una vittoria a novembre del dem Joe Biden possa rappresentare la base di partenza per un reset dei rapporti tra Occidente e Cina dopo la presidenza di Donald Trump e di ascesa aggressiva del Dragone sotto l’impulso di Xi Jinping.

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La verità conta. Al Brussels Forum l'asse Usa-Ue contro le fake news

“Mi ha molto preoccupata un sondaggio in Italia (firmato Swg, ndr) che raccontava che il 52% degli italiani vede la Cina come amica mentre per il 46% la Germania è il nemico. È una questione che non riguarda soltanto gli sforzi cinesi, ma anche la nostra incapacità di raccontare ciò che facciamo. Per questo non dobbiamo soltanto accusare gli altri…

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