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Questa mattina il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ha avuto un incontro riservato con il capo del Consiglio presidenziale libico, il premier Fayez Serraj, in cui — stando alle informazioni che escono dal governo italiano — è stata “ribadita la convinzione che la soluzione non può essere affidata al piano militare, ma esclusivamente a un impegno comune per il rilancio del processo politico per la stabilizzazione del Paese”. Esce dalla riunione anche la possibilità di creare una commissione italo-libica per la ricostruzione (a cominciare dall’aeroporto internazionale).

“L’incontro di oggi, che è stato organizzato mentre Serraj era a Roma per motivi personali, arriva a pochi giorni di distanza dalla visita del ministro Luigi Di Maio e segna un impulso positivo perché permette all’Italia di rientrare su un dossier molto più complicato di com’era prima”, spiega a Formiche.net Daniele Ruvinetti, esperto delle dinamiche libiche con ottime entrature nel governo onusiano Gna.

“Il conflitto è congelato attorno a Sirte, ma la vera trattativa è attorno al petrolio. La discussione sul tavolo è il controllo della Mezzaluna petrolifera, cuore della Libia e degli interessi del paese. I pozzi potrebbero ripartire, e da Tripoli sperano che qualcosa possa sbloccarsi addirittura nelle prossime 24 ore”, aggiunge Ruvinetti. Ieri gli uomini della Wagner, una società di contractor militari russi usata dal Cremlino per il lavoro sporco, hanno occupato il campo di Sharara, uno dei più grandi nel sud-ovest libico, non distante dal giacimento El Feel gestito dall’Eni.

“Ormai è chiaro lo scenario — aggiunge Ruvinetti — i Paesi stranieri stanno conducendo dei negoziati al posto dei libici, ed è logico che questo comporti un rientro in gioco dell’Italia. Noi abbiamo da curare la protezione dei nostri interessi nazionali. E dunque anche l’immigrazione. La modifica dell’accordo è in ballo, ed è argomento sentito anche a Tripoli, ma credo che Roma riuscirà a chiudere il quadro positivamente”.

Che ruolo può avere l’Italia? “Italia è un paese inclusivo, e (anche grazie all’ottimo lavoro dell’ambasciatore Giuseppe Buccino e dell’intelligence) avremo spazi per muoverci, con tutte le persone e le capacità di farlo come sistema paese. Ovviamente è un dato di fatto che il governo di Tripoli è condizionato dai turchi, dunque qualsiasi tipo d’accordo, compreso questo dell’immigrazione, potrebbe passare da Ankara”, spiega Ruvinetti.

Ed è dunque fondamentale che l’Italia torni a essere al fianco del Gna, aggiunge l’esperto italiano, “perché il governo libico ha bisogno di altri partner e su questo il nostro paese ha vantaggio e capacità, per limitare la dipendenza dalla Turchia”.

Serraj vede Conte. L’Italia è un partner fondamentale per Tripoli

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