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Il 25 settembre, Bloomberg ha scritto, citando diverse fonti tra cui alcune del governo russo, che un gruppo di mercenari russi della cosiddetta “Wagner Private Military Company” erano in Libia. In Italia la notizia è stata trattata per primo da Daniele Raineri del Foglio, che si era occupato anche di un’altra informazione simile uscita un paio di settimane fa, attraverso uno scoop messo insieme dal Daily Beast e dai russi del sito investigativo Portal e di Dossier Center (altra organizzazione che si occupa di indagini informative).

Anche in quel caso si parlava della Wagner in Libia, di cui si sa già molto – è schierata da almeno tre anni tra le fila delle Cirenaica controllata dal signore della guerra Khalifa Haftar, che sta cercando di rovesciare il governo Onu insediato a Tripoli (il Gna). Ma dalle due informazioni escono due linee diverse e non è chiaro se ci sia stato un cambiamento di linea a Mosca.

Mentre a metà mese, i documenti pubblicati dal Daily Beast tendevano a far capire che quei contractor russi seguivano una via di disingaggio, critica nei confronti di Haftar, ritenuto incapace di conquistare la capitale libica e non erano altro più che consiglieri; adesso le informazioni della Bloomberg dicono che gli uomini della Wagner stanno combattendo a Tripoli insieme a una milizia haftariana, nota col nome ambizioso di “Brigata 106” (Haftar ha ribattezzato la sua grande milizia Libyan National Army, così da confonderla con un corpo regolare se si segue la propaganda e non si è attenti alla narrazione).

Questa dicotomia sull’impegno libico non è chiara. Dal ministero degli Esteri russo, anche attraverso informazioni arrivate a Formiche.net, esce una posizione attendista, piuttosto convinta della necessità del minimo coinvolgimento e di dosare le risorse, evitando di restare intrappolata in una nuova Siria sostenendo apertamente Haftar; ma allora, cosa ci fanno i contractor? Possibile che siano il metodo che Mosca utilizza per mantenere i piedi in due staffe, oppure segnano una visione di vedute tra il ministero degli Esteri e altri apparati dello stato – non sarebbe un caso isolato questo genere di bipolarismo.

Raineri scrive che “fonti delle forze di Tripoli confermano il coinvolgimento dei russi e dicono di averli presi di mira in alcuni bombardamenti”. Formiche.net ha ottenuto in anticipo un report costruito dall’agenzia specializzata Conflict Intelligence Team (CIT) di Ruslan Leviev, di cui adesso si può scrivere perché è stato tolto dall’embargo meno di due ore fa. Si tratta di un’ulteriore conferma.

Secondo la pubblicazione, la Wagner, il gruppo ombroso presumibilmente gestito da Evgeniy Prigozhin (un oligarca amico personale di Vladimir Putin), “sta combattendo nella guerra civile libica per l’Lna”: non sono le prime informazioni sui mercenari russi, ma questa volta precisa lo studio “le informazioni corroboranti sono apparse tramite open source online”, ossia sono state incluse in altro materiale pubblicato e facilmente individuabile.

Un canale pro-Cremlino su Telegram ha pubblicato per esempio un video che mostra un camion Ural-4320 di fabbricazione russa. Intorno al secondo dieci del video si sente un uomo dire in russo: “Andiamo ad Adja … Adjabiya”, si tratta della città controllata da Haftar di Ajdabiya, a quasi 700 chilometri dalla prima linea. CIT fa notare che l’Ural che si vede nelle immagini ha un parabrezza blindato modificato identico a quelli visti in Sudan e nella Repubblica centrafricana (CAR), altri quadranti dove operano i mercenari della Wagner.

Un’altra evidenza: tramite un video ripreso con un drone da un’unità del Gna viene inquadrato dall’alto quello che pare essere un Ural russo. Si trovava nei pressi dell’aeroporto internazionale di Tripoli, area contesa tra gli haftariani e le forze che difendono la capitale. Il video ha beccato il blindato quasi casualmente, perché voleva in realtà riprendere gli effetti di un colpo di artiglieria. Era la mattina del 25 settembre.

In quello stesso giorno, attorno alle nove di sera, sull’account Facebook della stessa milizia pro-Gna sono state pubblicate le immagini di quelli che sembrano essere oggetti personali in possesso dei contractor russi. Erano stati lasciati dai mercenari dopo un attacco aereo che li aveva presi di mira a Espiaa, a sud di Qaser bin Ghashir, il fronte a sud di Tripoli dove anche secondo Bloomberg sono operativi gli uomini della Wagner.

Tra queste cose ritrovate c’è una carta di credito della Sberbank e un telefonino di un certo Vadim Bekeshnyov, che sarebbe uno dei mercenari di Espiaa – non è chiaro se siano stati uccisi o siano fuggiti. In generale, portare dietro così tanto materiale compromettente non è un comportamento troppo professionale. L’uomo aveva con se anche il tesserino della Wagner.

Prima di andare avanti val la pena di sottolineare ancora che queste informazioni sono praticamente pubbliche, condivise dai miliziani della Tripolitania che difendono la capitale dall’assalto di Haftar attraverso i social network. Il lavoro fatto dal CIT è l’indispensabile unione di vari pezzi del puzzle. Addirittura, incrociando i dati sono arrivati a ricostruire parte della sua carriera, passata per i Marines russi, e la sua città di origine: Yantarny, un piccolo villaggio nell’area dell’exclave militarizzata di Kaliningrad.

Di più ancora: ci sono altre foto, postate sempre su Facebook sempre dalla stessa unità che inquadrano uomini di nazionalità non certamente libica, tanto meno con tratti somatici nordafricani, al fronte di Qaser bi Ghashir. Alcuni sono vestiti quasi in borghese mentre imbracciano un Kalashnikov, un altro ha una tuta specie gorka (pattern tipico delle uniformi da battaglia russe) altri in camo; sono ripresi dall’alto con il loro equipaggiamento su un pick-up come se ne vedono tanti nella guerra civile libica.

Non è possibile la geolocalizzazione, perché sono a campo ristretto, ma val la pena ricordare che Qaser è a un chilometro dall’aeroporto internazionale, dove l’Ural è stato ripreso, e a quattro dal luogo in cui i documenti di Bekeshnyov sono stati ritrovati.

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