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È stata un’audizione tutt’altro che routinaria quella del ministro della Difesa Lorenzo Guerini al Copasir (Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica). Per due ore, ascoltato dal Comitato bipartisan presieduto dal leghista Raffaele Volpi, Guerini, che ha lasciato la presidenza dell’organo a settembre, ha fatto una panoramica dei dossier prioritari per la sicurezza del Paese.

Alcuni di questi sono stati già trattati con l’omologo Mark Esper e Jared Kushner, il consigliere per la Sicurezza e genero di Donald Trump, durante la recente visita di Guerini a Washington Dc. È il caso dei teatri di crisi che vedono l’Italia in prima linea, a cominciare dall’Iraq. Lì, all’interno della Coalizione internazionale anti-Daesh, l’Italia è presente con l’operazione “Prima Parthica” che Guerini ha visitato lo scorso 17 dicembre. Circa 900 soldati italiani sono di istanza fra le basi di Erbil, Baghdad e la diga di Mosul con compiti di addestramento delle truppe irachene.

L’idea che si fa spazio fra Washington Dc e Roma è quella di spostare progressivamente la missione della coalizione sotto l’ombrello della Nato. Un trasferimento di alcune competenze della Coalizione alla missione Nato di addestramento già presente in Iraq esporrebbe meno gli Stati Uniti e troverebbe l’assenso del governo italiano. Guerini d’altronde ha più volte ribadito che la presenza italiana in Iraq è strategica. Secondo l’Ice, tra gennaio e settembre del 2019 l’import di petrolio dall’Iraq è ammontato a 3,8 miliardi di euro, in netto aumento rispetto all’anno precedente.

A palazzo San Macuto si è parlato anche di Libia. L’impressione è che oggi nel Paese non ci siano le condizioni per dare seguito agli esiti della Conferenza di Berlino. Il governo italiano ha aperto alla possibilità di attività militari per creare il terreno per una soluzione politica, ma a patto che ci sia un “mandato chiaro”. Tradotto: un mandato dell’Onu, che è l’unica strada percorribile anche se la più impervia, perché serve il voto unanime del Consiglio di Sicurezza. Le condizioni sul campo per una missione di caschi blu, evocata nelle scorse settimane anche dal ministro degli Esteri Luigi Di Maio, ci sarebbero già, avrebbe di recente spiegato al Copasir il direttore dell’Aise (Agenzia italiana per il Servizio estero) Luciano Carta.

Non solo Nord Africa. Al Copasir Guerini ha esteso la panoramica al Mediterraneo allargato. Una regione che il titolare di Palazzo Baracchini ha definito “una priorità” nelle sue linee programmatiche. Il comitato di raccordo con l’intelligence ha affrontato di recente il dossier durante l’audizione del premier Giuseppe Conte, con un focus sul gasdotto EastMed che collega le riserve offshore cipriote e israeliane alla Grecia continentale e all’Italia, in Puglia. Lo scorso 13 gennaio Guerini ha ricevuto al ministero l’omologo cipriota Savvas Angelides per discutere, tra l’altro, delle attività illegali condotte dalla Turchia nella Zona economica esclusiva (Zee) cipriota.

Mediterraneo allargato però significa anche Sahel. Un incremento della presenza italiana nella regione è da mesi all’attenzione della Difesa italiana anche per le pressanti richieste del governo francese, che è presente con 4500 militari all’interno della missione anti-terrorismo Barkhane. Stabilizzare il Sahel e combattere le cellule di Daesh presenti significa stabilizzare la Libia. Anche per questo Guerini ne ha parlato con l’omologa francese Florence Parly e a Washington con Esper, dove ha sottolineato la necessità di muoversi con “uno stretto coordinamento”.

Un altro scenario di crisi, anche se nel dominio cibernetico, è stato protagonista dell’audizione di Guerini al Copasir: la sicurezza della rete 5G e il suo eventuale affidamento ad aziende cinesi, accusate dagli Stati Uniti di spionaggio. La linea di Guerini rimane quella dettata da Washington in un’intervista a La Stampa, e non è isolata nel governo: la sicurezza viene prima di qualsiasi considerazione economica. Le implicazioni per il settore della Difesa, e per la sicurezza delle comunicazioni all’interno dell’Alleanza atlantica, fanno della protezione del 5G una priorità del ministero presieduto da Guerini. Lui stesso aveva avviato lo scorso anno l’indagine del Copasir conclusasi con un rapporto pubblicato a dicembre che invita il governo a “tenere seriamente in considerazione” l’esclusione dalla rete di aziende cinesi come Huawei e Zte.

Libia, Iraq e 5G. L'audizione di Guerini al Copasir

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