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Più che con una attenzione ai possibili sviluppi giudiziari, il caso Savoini andrebbe letto con una lente politica, perché, a prescindere da quanto accaduto all’Hotel Metropol, dimostrerebbe come “l’Italia, tradizionalmente ben ancorata al mondo occidentale, con la Lega di Salvini stia spostando il suo asse di politica estera avvicinandosi alle posizioni di Mosca”.
A crederlo è Fabrizio Cicchitto, già presidente della commissione Affari Esteri della Camera, che analizza gli ultimi accadimenti in una conversazione con Formiche.net.

Onorevole Cicchitto, partiamo da una notizia. Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha dato la sua disponibilità a riferire nell’Aula del Senato sulla vicenda dei presunti finanziamenti russi alla Lega di Matteo Salvini. Come valuta questa scelta?

Non capisco perché Salvini non parli in prima persona. Mi consenta una battuta: se i rapporti tra i due sono ancora quelli sbandierati in precedenza, cioè buoni, la lettura è che Salvini si faccia rappresentare in Parlamento da un avvocato. In caso non lo fossero, non si comprende a nome di chi parlerà Conte e se lo farà con o senza il consenso del vice presidente del Consiglio. Non riesco a valutare questa possibilità, perché è una cosa alquanto singolare. Ma d’altronde in questo governo è tutto singolare.

A che cosa si riferisce?

Non andiamo troppo lontano. Solo pochi giorni fa il ministro dell’Interno ha convocato al Viminale sindacati e associazioni datoriali, per un totale di 43 sigle. Un incontro che è stato definito da Conte “una scorrettezza istituzionale”. Ma la questione della singolarità di questo esecutivo è a mio parere più ampia e riguarda anche la collocazione internazionale del nostro Paese.

Al tema della politica estera italiana è dedicato un convegno che la sua associazione Riformismo&Libertà organizza domani a Roma. Sono state le ultime vicende a darle l’idea?

No, in verità la conferenza di domani è stata pensata e convocata prima dell’incidente dell’Hotel Metropol. Questo perché il problema dei rapporti tra Italia e Russia c’è a prescindere da quanto è accaduto e non si risolve con una commissione parlamentare d’inchiesta, che ritengo una follia.

Oggi Formiche.net ha rivolto un appello al presidente della Camera Roberto Fico perché venga data pubblicità, nell’ottica di una maggiore trasparenza, a incontri in Commissioni Esteri e Difesa tra i parlamentari italiani e, in questo caso, i loro omologhi russi. Che cosa ne pensa?

Concordo totalmente, perché maggiore apertura c’è su queste tematiche, maggiori sono le possibilità di incidere su una linea che a mio parere sarebbe essenziale tenere: parlare con Mosca non vuol dire non porle problemi aperti sui quali gli Usa, l’Ue e la Nato hanno posizioni chiare. Mi riferisco in primo luogo alla Crimea e alla crisi ucraina. Diversamente le relazioni con la Russia sono un problema.

Perché i rapporti con Mosca sono un problema?

L’Italia è stata tradizionalmente ben ancorata al mondo occidentale, con un rapporto dialettico forte con Usa e Ue. Ma è ormai chiaro, indipendentemente da quanto sia realmente accaduto all’Hotel Metropol, che uno dei partiti che compongono questo governo – la Lega – ha rapporto profondo con i russi. In una intervista pubblicata sul Financial Times abbiamo avuto la conferma di come il capo del Cremlino, Vladimir Putin, la pensi rispetto al nostro sistema di valori. Egli pensa che la democrazia liberale si stia esaurendo e, probabilmente, per quanto in suo potere, sta contribuendo a far sì che si esaurisca. Come si colloca il ministro dell’Interno rispetto a questo disegno?

In questo quadro come valuta le reazioni e la linea del Movimento 5 Stelle?

Al di là dei proclami, il M5S oscilla da tempo senza una linea chiara. Nella precedente legislatura i pentastellati sono stati vicini alla Russia, recentemente hanno sponsorizzato l’adesione dell’Italia alla Via della Seta cinese – una operazione più politica che economica – mentre ora sono stati decisivi per l’elezione di Ursula von der Leyen alla presidenza della Commissione Ue. Per questo ritengo che oggi la collocazione internazionale dell’Italia sia una questione così grave e seria da dover essere affrontata in chiave politica e non in chiave penale e giudiziaria.

La Lega e il suo leader hanno più volte sottolineato di essere riusciti a costruire un buon rapporto con l’amministrazione Usa guidata da Donald Trump, sottolineando l’indispensabilità del legame transatlantico. Crede che questi legami non siano solidi?

Il rapporto che c’è tra Salvini e Putin – e il suo partito Russia Unita – è organico e dura da anni. Si tratta di un legame conclamato e esplicitato anche da accordi di cooperazione. Quello con gli Usa, invece, a me sembra una mossa di carattere opportunistico per coprirsi. Ma anche se fosse vero, direi che il problema di fondo non viene risolto, perché elogiare Washington non scioglie i nodi sullo spostamento nella politica estera dell’Italia.

I rapporti Lega-Russia? Un problema politico, non giudiziario. La versione di Cicchitto

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