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Nei giorni in cui il premier Giuseppe Conte è impegnato a Bruxelles per scongiurare la procedura di infrazione mossa dall’Europa (qui l’articolo di ieri) all’Italia, Matteo Salvini, azionista forte del governo chiede dalle colonne del Corriere della Sera, dieci miliardi di tagli fiscali alle imprese. Per il leader della Lega si tratta di quella manovra stile Trump che però il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, ha già respinto al mittente. La questione è prettamente contabile. Ammesso e non concesso che i risparmi su Quota 100 e Reddito di cittadinanza ammontino a 3-4 miliardi, i soldi a disposizione del governo per vincere la partita con Bruxelles non arrivano a 5-6 miliardi (ci sono anche i dividendi delle partecipate). Pensare di trovare 10 miliardi per abbassare le tasse alle aziende, può sembrare quanto-meno surreale. Formiche.net ha chiesto il parere di Andrea Montanino, ex economista in forza al Fondo Monetario Internazionale e oggi a capo del Centro Studi di Confindustria.

OBIETTIVO SBAGLIATO

Prima ancora di entrare nel merito della questione, Montanino delimita il campo di azione. “Noi in questo momento abbiamo una sola priorità, la riduzione del debito e conseguentemente del suo rapporto con il Pil. E questo perché non è giusto lasciare questo disastro alle future generazioni. L’Italia ha due problemi. Uno, non cresce e dunque servono politiche per la crescita, l’altro è che il costo del debito è troppo alto, cioè l’Italia paga interessi elevatissimi per sostenerlo. Questa grande differenza, costo elevato del debito e bassa crescita, ci mette in una condizione di netto svantaggio rispetto agli altri Paesi”, spiega Montanino. Che avverte: “questi sono i due veri fronti su cui dobbiamo lavorare, abbassare lo spread e tornare a crescere”.

TRA SOGNO E REALTÀ

Il numero uno del Centro Studi, tocca poi l’argomento caldo, la proposta lanciata da Salvini questa mattina. E cioè quei dieci miliardi di tagli fiscali alle imprese. “Francamente non vedo risorse per fare tagli di tasse o manovre di spesa aggiuntiva. Non riesco a capire che cosa voglia dire fare dieci miliardi di tagli. E poi fino a ieri si parlava di flat tax e adesso si parla di questo. In ogni caso se dovessimo abbassare le tasse alle imprese dovremmo farlo in modo selettivo e con meritocrazia. E cioè abbassarle per esempio alle aziende che investono, che fanno innovazione. Questo era un po’ il principio di Industria 4.0″

UN OCCHIO AL 2020

Di certo, la vera partita sui conti pubblici si giocherà nel 2020, anno in cui potrebbe scattare l’aumento dell’Iva. Anche qui Montanino dà una lettura della situazione. “Se l’Iva non aumenterà il nostro deficit aumenterà oltre il 3% e allora saremo fuori dal Patto di Stabilità. Si potrebbe pensare a un aumento parziale, ma è tutto da vedere. Sicuramente possiamo dire che la lettera di Conte non chiarisce nulla sul 2020 e questo i partner Europei l’hanno notato. Alla fine, quando bisognerà decidere sulla procedura penso che ogni leader deciderà con la testa sua”.

SPENDING REVIEW CERCASI

Ultimo argomento, la spending review, di cui proprio ieri il Centro studi di Confindustria si è occupato, in un paper (qui l’articolo). “Bisogna fare attenzione quando si parla di spending review, non si parla di tagli ma di efficientamento della spesa, di riallocazione delle risorse. Quello è il risparmio. Nel nostro studio parliamo di 290 miliardi di spesa aggredibile. Ma non sono tagli, è solo una spesa più efficiente”.

Tagli alle imprese? La priorità è il debito. Lo spiega Montanino

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