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In una Roma tanto assolata quanto nervosa va in scena il primo tempo di questa strana crisi di governo, un primo tempo (come spesso accade) tutto giocato su cavilli e regolamenti, fenomeno tipico dei passaggi parlamentari. Oggi infatti la conferenza dei capigruppo del Senato ha preso atto di non essere in grado di decidere all’unanimità sul calendario dei lavori ed ha quindi demandato all’aula (convocata per domani alle 18.00) ogni determinazione in merito.

Cosa significa tutto ciò?

Significa innanzitutto che la presidente Casellati (non senza incassare durissime proteste da Pd e LeU) ha deciso di imporre all’aula un ritmo serrato, evitando cioè di spostare a dopo ferragosto la definizione del calendario. Ma soprattutto significa che domani avremo un primo passaggio realmente decisivo, perché sapremo se M5S e Pd (più altri) riescono ad agire in sede parlamentare in modo coordinato. In sostanza domani avremo una prima verifica della praticabilità del “lodo Renzi”, cioè l’accordo in chiave anti-Salvini in grado di evitare l’immediata interruzione della legislatura.

Molte cose dovrà decidere l’aula, perché in ballo c’è sia la data della convocazione per le comunicazioni del premier Conte che l’ordine di svolgimento dei lavori, in presenza della mozione di sfiducia del Pd al ministro dell’Interno Salvini. Sarà quindi quella di domani una giornata “campale” in grado di dirci molte cose sull’esito finale di questa assai atipica crisi di governo. Il piano inclinato verso le elezioni non si è affatto raddrizzato, ma, come è noto, i parlamenti sono piuttosto allergici all’idea di sciogliersi prima del tempo.

Siccome però il tutto si interseca con il devastante (per molti eletti alla Camera e al Senato) voto finale del 9 settembre che ridurrebbe di 345 membri le due assemblee della Repubblica, ecco che tutto diventa maledettamente complicato.

Salvini è forte, fortissimo. Ma è anche entrato a piedi uniti sul sistema politico con scarso tempismo. Il Pd è numericamente rilevante, ma dilaniato al suo interno. Il M5S è in profonda crisi, ma numericamente determinante tanto alla Camera quanto al Senato.

Insomma “grande è la confusione sotto il cielo” (Mao Zedong), che poi la situazione sia davvero “eccellente” è tutto da vedere.

Un martedì da leoni. L’editoriale di Roberto Arditti

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