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La decisione della Germania – in parte aggirata da Berlino – di bloccare l’export militare verso l’Arabia Saudita sta avendo ripercussioni su tutta l’industria della difesa del Vecchio continente. A confermarlo è il duro colpo per Airbus, alla quale mancano all’appello 208 milioni di euro di profitti.

I CONTI DI AIRBUS

A incidere sui conti del colosso aeronautico franco-tedesco, ha spiegato la stessa compagnia presentando i suoi risultati provvisori, è stato proprio il divieto imposto dal governo di Berlino a seguito dell’omicidio del giornalista Jamal Khashoggi.

LE ECCEZIONI DI BERLINO

Non sembrerebbe servito a molto, dunque, il fatto che comunque la Germania, come era trapelato il mese scorso, abbia venduto materiali per la difesa per 1,1 miliardi di euro a diversi Paesi coinvolti nel conflitto in Yemen, solo nei primi sei mesi dell’anno. Da gennaio a giugno, raccontò Formiche.net, sono state concesse 122 autorizzazioni per l’export diretto a Egitto (la fetta più consistente), Emirati Arabi, Giordania, Kuwait, Sudan e Bahrein. E, secondo Deutsche Welle, due autorizzazioni avrebbero riguardato anche l’Arabia Saudita, in barba a quanto proclamato dall’esecutivo di Berlino a ottobre 2018. Ma non hanno inciso sul quadro generale.

LE PREVISIONI DELL’INDUSTRIA EUROPEA

Già a inizio giugno era stato il Financial Times a raccogliere segnali di insofferenza arrivati da numerosi vertici delle grandi industrie continentali della Difesa, evidenziando come la decisione unilaterale di Berlino avrebbe rischiato di non solo di pesare in termini economici (con il numero uno di Airbus, Guillaume Faury, che non escludeva il ricorso ad azioni legali), ma anche di incrinare il progetto di difesa comune.

GLI EFFETTI A CATENA

Ora, con i numeri dati dall’azienda, le previsioni dei top manager riportate dal quotidiano della City sembrano dunque assumere una forma e una misurabilità concrete.
Lo stop tedesco, con un effetto a catena, non sta avendo infatti effetti solo in Germania. Come partner del consorzio Eurofighter, il divieto – rileva oggi il Telegraph – sta influenzando anche la vendita di 48 caccia Typhoon al governo di Riad.

LE REGOLE CHE SERVONO

Torna dunque il tema dei rischi posti da azioni unilaterali come quella di Berlino che rischiano di essere sul lungo periodo estremamente dannose per tutta l’industria europea della difesa. E la chiarezza sulle regole d’esportazione sembrerebbe essere dunque uno degli aspetti centrali del dibattito, soprattutto nel momento in cui è necessario un impegno transnazionale per la buona riuscita del progetto.

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