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Oggi gli indonesiani sono chiamati al voto e dovranno scegliere tra l’Islam radicale e l’Islam moderato.

Gli elettori, circa 192 milioni di cittadini, devono eleggere il presidente e il nuovo Parlamento del Paese con più musulmani al mondo. Gli ultimi sondaggi indicano in testa l’attuale presidente Joko “Jokowi” Widodo (nella foto), leader del Partito Democratico Indonesiano di Lotta, mentre il principale avversario è Prabowo Subianto, leader del Partito del movimento della Grande Indonesia (Gerindra).

Secondo gli analisti c’è molto margine per un colpo di scena. Jokowi è molto distante da quell’immagine di politico outsider, lontano dalle élite, e difensore delle classi più bisognose.

Non è la prima volta che i due si confrontano: nelle elezioni del 2014, la sfida era tra Widodo e Subianto. Lo scenario è molto simile, tanto che Subianto appare in rimonta da settimane, grazie ad una campagna elettorale molto critica sull’osservanza religiosa del presidente.

La questione religiosa sembra avere un ruolo decisivo in questo processo elettorale. Ed è l’unica speranza di Subianto, 67enne, per sorpassare Jokowi, 10 anni più giovane.

L’attuale presidente appartiene alla casta e ha difficoltà a convincere gli elettori più conservatori. La sua strategia è stata la nomina, come numero due, dello studioso e politico islamico, Maruf Amin, presidente del Majelis Ulama Indonesia, la più grande organizzazione islamica del Paese.

Prima di lui, quando era governatore di Giacarta, Jokowi aveva tra i suoi collaboratori più stretti un politico cristiano di origine cinese di nome Basuki Purnama. Che però è finito tra le sbarre per blasfemia contro l’Islam dopo avere fatto riferimento ad un versetto del Corano.

Invece, Subianto ha deciso di allearsi con i gruppi islamisti Hizbut Tahrir e Fronte di Difensori dell’Islam. E ha come numero due nella formula elettorale Sandiaga Uno, un giovane imprenditore, con il quale spera di ringiovanire la sua proposta politica.

“Oggi nessun politico indonesiano può permettersi di dire qualcosa contro l’Islam – ha spiegato al quotidiano El Pais Irman Gurmilang, docente dell’Università Padjadjaran di Indonesia -. L’islamizzazione della politica indonesiana risponde ad un certo disincanto nei confronti dei valori occidentali e all’aumento dell’influenza saudita.

Infine, c’è anche il tema economico. Jokowi è riuscito a compiere la promessa di aumentare gli investimenti per nuove infrastrutture, grazie al contributo della Cina, ed è riuscito a migliorare il sistema sanitario. Non ce l’ha fatta però ad aumentare la crescita del Prodotto interno lordo, fermo al 5%.

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