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Non solo le nuove sfide legate agli idrocarburi e al fisiologico riposizionamento dei blocchi contrapposti, ma anche l’interscambio commerciale, la partita delle sanzioni, il ruolo della Nato e le sensibilità (differenti) su dossier chiave. Italia e Russia, sulla scena per la visita del presidente Vladimir Putin a Roma, sono interessate da una serie di interlocuzioni ma anche di contrapposizioni che, gioco forza, caratterizzano questa fase di assoluta complessità geopolitica.

SANZIONI & AFFARI

L’Italia è il sesto Paese per volumi di scambi con la Russia e il secondo più grande importatore di gas russo in Europa. Secondo i dati Snam nel primo trimestre del 2018 il metano russo giunto in Italia ha fatto registrare un più 7,4 per cento rispetto a dodici mesi prima: vale un terzo dei metri cubi immessi nella rete italiana. Ad oggi è di buon livello l’interscambio commerciale mentre il conto delle sanzioni ricade sul food italiano che accusa in un lustro una perdita di un miliardo e anche sull’energia, visto che Eni ha dovuto sospendere il lavoro con Rosneft nel mar Nero e mare di Barents “a causa delle sanzioni”.

Di contro proprio recentemente Putin ha prorogato fino al dicembre 2020 il cosiddetto embargo sui prodotti dei Paesi che aderiscono alle sanzioni contro la Russia, in vigore dal 2014 e destinato ad alcuni tipi di prodotti agricoli, materie prime e generi alimentari da Usa, Ue, Canada, Australia e Norvegia.

CONTRADDIZIONI

Le partnership sugli idrocarburi sono state contrastanti, con risultati altalenanti. È il caso della Rosneft entrata in Saras con i Moratti, mentre un fondo pensione collegato allo stesso colosso petrolifero statale aveva affiancato Marco Tronchetti Provera in Pirelli. Stesso format utilizzato per Lukoil, che aveva rilevato dalla famiglia Garrone la raffineria siciliana di Isab. Dopo gli accordi però le alleanze sono terminate: in primis Rosneft, che si è sfilata da Saras dopo le sanzioni, anche se incompatibilità gestionali con i vertici Saras si erano manifestate già molto tempo prima. Tronchetti Provera poi ha inteso sostituire i russi con i cinesi nell’ambito di una generale strategia commerciale.

Per il futuro non ci sono sostanziali novità circa gli investimenti russi in Italia, che dall’agosto scorso sono messi fortemente in dubbio per via dell’economia moscovita in affanno. Infatti come annunciato undici mesi fa da Alexey Kudrin, capo della Corte dei Conti, il Fondo per il Benessere Nazionale della Russia (Nwf) potrà immettere risorse dirette solo in caso di esigenze emergenziali date da una crisi economica come quella verificatasi del 2014. Esclusi, quindi, interventi diretti in altri paesi. Quei denari furono investiti tra il 2008 e il 2014 per mettere in sicurezza il bilancio statale, su cui gravavano gli effetti della recente recessione.

ENEL

Tra i rapporti sull’asse Roma-Mosca va segnalato, ultimo in ordine di tempo, quello che investe Enel, che è molto vicina a cedere l’impianto a carbone di Reftinskaya Gres a Jsc Kuzbassenergo, società controllata da Siberian Generating Company. Il player russo e Enel Russia hanno siglato due giorni fa un accordo di compravendita che “diverrà efficace una volta che l’operazione sia stata approvata da parte dell’autorità federale russa per la concorrenza, e che i termini e le condizioni dell’operazione stessa siano stati approvati da parte dell’Assemblea straordinaria degli azionisti di Enel Russia convocata per il 22 luglio 2019”.

PMI

Inoltre in occasione del recente vertice di San Pietroburgo di un mese fa per il Forum Economico Internazionale in occasione di una tavola rotonda italo-russa (alla presenza di Alessandro Profumo, Fabrizio Di Amato e l’ambasciatore d’Italia in Russia Pasquale Terracciano) si sono gettate le basi per una forma di collaborazione nel settore delle Pmi, che in Russia mancano essendo presente un tessuto di maxi compagnie. Regista la camera di commercio itao-russa.

Altro settore di partnership quello concentrato nella regione di Kaluga con molte imprese italiane che hanno deciso di investire lì in una serie di ambiti, come nell’industria farmaceutica, nell’agroalimentare, nella meccanica, nella chimica e nell’acciaio. Si tratta di una delle prime regioni per crescita industriale e volume degli investimenti pro-capite.

QUI MOSCA

Lo scorso ottobre in occasione della visita del premier Giuseppe Conte a Mosca erano stati siglati tredici accordi nei settori di ambiente, energia, infrastrutture, per un valore stimato, in prospettiva, di circa 1,5 miliardi di euro. Tra di essi spiccano il prolungamento del contratto di fornitura Enel alle Ferrovie Russe (Rzd); il memorandum tra Barilla e la Regione di Mosca per realizzare un nuovo mulino; e una serie di altri accordi tra gruppi italiani come Pirelli, Pietro Fiorentini, Fornovo, Bio.On, Fondo Strategico Italiano, e russi come Rosneft, Kamaz, Fondo di investimenti diretti russo (Rdif), Rostec, Tatarstan Taif, Corporazione Pmi russe.

twitter@FDepalo

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