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Le Iene fanno il loro lavoro e dobbiamo prenderle per come sono, anche quando non ci piacciono. Negli anni ci hanno regalato esempi di ottimo giornalismo, contribuendo in modo significativo a tenere alta la bandiera del nostro mestiere e di questo dobbiamo essere loro riconoscenti. A volte però non hanno saputo resistere alla deriva populista e un po’ volgarotta che caratterizza il nostro tempo, va detto con chiarezza e serenità. Comunque hanno fatto e fanno il loro lavoro, quindi bravi.

I giornali oggi però danno importante evidenza alla vicenda del padre di Luigi Di Maio, che avrebbe trattato fuori dalle regole un suo dipendente una decina di anni fa. Per carità, evito accuratamente di stupirmi, perché la vita pubblica contiene anche questi rischi (e quindi Di Maio ci faccia l’abitudine). Al tempo stesso evito anche di sorprendermi sulla eventuale gestione un po’ allegra dei rapporti di lavoro, che nel nostro martoriato Sud è prassi antica. Mi interessa l’effetto su Di Maio, oggi tra i principali leader politici della nazione e ministro in carica con deleghe importanti.

Ecco allora venire avanti tre aspetti decisivi e non negoziabili che questa storia porta alla luce. Punto primo: le colpe dei padri (tutte da dimostrare peraltro) non possono e non devono ricadere sui figli. Ognuno nella vita risponde di quello che fa in prima persona, perché altrimenti torniamo alla barbarie della logica di clan, che appartiene alla malavita e non al consesso civile. Punto secondo: la smetta Di Maio di fare la faccia contrita sul punto e la smetta di giustificarsi. La sua dichiarazione (con presa di distanza dal padre) è sbagliata e punitiva (per sé e per la famiglia). Oggi lui è un elemento essenziale di questo governo e deve rispondere solo dei suoi atti e dei suoi comportamenti, lo dica lui per primo a voce alta e senza tentennamenti. Punto terzo: quello che vale per Di Maio deve valere per tutti. Quindi nel M5S qualcuno faccia un po’ di sana autocritica, perché in passato su altri padri (Renzi e Boschi, tanto per essere chiari), si è passato il segno e anche loro (i grillini) ci hanno messo il carico da undici (sbagliando).

L’Italia ha già tanti problemi da risolvere e la lotta politica si è fatta feroce. Però non conviene a nessuno accettare la logica dei colpi sotto la cintola, perché a quel punto in campo restano solo i magliari. Mentre noi abbiamo bisogno di gente per bene che si butta in politica. Sbranarsi a vicenda è roba buona per i film di Tarantino, ma non serve a governare una nazione.

LUIGI DI MAIO

Le colpe dei padri non ricadono sui figli (Di Maio e non solo però)

Le Iene fanno il loro lavoro e dobbiamo prenderle per come sono, anche quando non ci piacciono. Negli anni ci hanno regalato esempi di ottimo giornalismo, contribuendo in modo significativo a tenere alta la bandiera del nostro mestiere e di questo dobbiamo essere loro riconoscenti. A volte però non hanno saputo resistere alla deriva populista e un po’ volgarotta che…

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