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L’invio di Nave Morosini nell’Indo Pacifico diventerà l’occasione per l’Italia di raccontare la propria visione per la regione. Quando la nave della Marina Militare sarà in India, ad agosto (scalo previsto a Mumbai), l’ambasciata italiana guidata dalla feluca Vincenzo De Luca ha in programma di organizzare un seminario di alto livello per raccontare agli interlocutori indiani (e altri inviati) l’idea che ha Roma per l’Indo Pacifico. L’incontro sarà un’occasione per fare il punto, a qualche mese di distanza, sull’importante visita della presidente Giorgia Meloni a Nuova Delhi e sull’inizio di impegni operativi.

La presenza italiana 

La missione della Morosini è uno, simbolico e molto importante, di questi impegni, perché quella nave che farà scalo in 14 differenti Paesi rappresenta effettivamente il portare la bandiera del sistema-Paese italiano nella regione — ed è la stessa idea di organizzare il seminario per l’occasione dello scalo indiano a spiegarlo.

Ma ci sono anche altre attività, come per esempio il ruolo assunto da Fabio Cima, attaché militare italiano in India, recentemente nominato “International Liaison Office” all’Information Fusion Center – Indian Ocean Region, dando il via a un centro di sicurezza marittima regionale ospitato dalla Marina indiana. O come le operazioni all’interno della porzione occidentale dell’Oceano Indiano. In quelle acque Nave Bergamini, fregata missilistica italiana altamente tecnologica, ha partecipato ad attività congiunte Usa-Ue ed è già parte delle missioni anti-pirateria in corso nell’area.

Connettività e sicurezza marittima

È proprio quella regione che l’Italia individua come diretto bacino di proiezione indo-pacifica, essendo il punto di giunzione con il Mediterraneo Allargato — l’asse del “costrutto indo-abramitico”. Un ambiente in cui la sicurezza prima e la connettività marittima sono determinanti. E non a caso questo sono due dei concetti che saranno al centro dei temi affrontati dal seminario italiano che l’ambasciata di Nuova Delhi sta organizzando, insieme a quello (per molti versi collegati) di Indo-Pacifico basato sul rispetto del diritto internazionale, della libertà di navigazione e dell’integrità territoriale. Punti di vista classici della lettura italiana dei contesti internazionali, perfettamente integrabili con le strategie di Unione europea e Stati Uniti.

Se l’obiettivo è dunque rafforzare l’impegno nel settore della Difesa con l’India in tecnologie come i veicoli aerei senza pilato, i siluri, i sistemi di controllo di volo, le apparecchiature di difesa elettronica e tutto ciò che concerne il dominio underwater (subacqueo), allora l’Indiano occidentale è terreno di test perfetto. Lì l’Italia può anche contare un nodo geostrategico fisso, la base di Gibuti, che diventerebbe punto di osservazione e avamposto privilegiato verso Oriente.

Business e interscambi

E siccome su certi vettori sono coinvolte non solo grandi aziende italiane (come Leonardo, Fincantieri ed Elettronica) ma anche piccole e medie imprese italiane innovative, è chiaro che questo diventa anche un modo per aumentare il settore business con l’India, un punto chiave dei rapporti reciproci. In occasione della prossima riunione della Commissione economica congiunta in Italia (prevista per il prossimo autunno, con data da definire), le due parti esploreranno la cooperazione nel campo delle tecnologie avanzate, per esempio. Mentre l’Italia punta ad avere un ruolo importante anche attraverso il framework dell’EU-India Free Trade Agreement. D’altronde, negli ultimi due anni il commercio bilaterale ha registrato un traguardo più che incoraggiante: 14,9 miliardi di euro nel 2022, con una crescita del 42% rispetto al 2021, che aveva già registrato un massimo storico.

“L’Italia guarda sempre più all’India come a un partner importante per perseguire la propria strategia di consolidamento e diversificazione delle supply-chain, soprattutto per quanto riguarda la manifattura avanzata e tecnologica. Inoltre, nel campo della ricerca scientifica e tecnologica, la partnership tra i due Paesi ha registrato l’avvio di 13 nuovi progetti congiunti e sono fiducioso che il settore fintech possa giocare un ruolo emergente nel prossimo futuro”, ha ricordato in un’intervista l’ambasciatore Del Luca.

Diversificazione, alleati, Cina

“Il rafforzamento delle nostre relazioni a partnership strategica si inserisce in una visione comune di un Indo-Pacifico basato sul rispetto del diritto internazionale, della libertà di navigazione e dell’integrità territoriale. Da questo punto di vista, è stato individuato anche un collegamento tra l’Indo-Pacifico, in cui l’India gioca un ruolo di primo piano, e il Mediterraneo allargato, dove l’Italia è un attore di prima linea in termini di sicurezza energetica, investimenti e commercio”, ha spiegato De Luca.

Questa visione italiana è importante per il bilanciamento che Roma deve trovare nei rapporti con Pechino — e seguendo il ragionamento che la professoressa Alessia Amighini (Upo/Dwarc) faceva su queste colonne la cooperazione indiana è un elemento di diversificazione strategica. Contemporaneamente tutto è perfettamente allineato con la visione di alleati e partner fondamentali per Roma.

Nato e India hanno molto in comune 

Parlando ad un briefing virtuale organizzato per la stampa, l’ambasciatore Julianne Smith, inviato degli Stati Uniti presso la Nato, ha detto che l’alleanza sta osservando le relazioni tra Cina e Russia sullo sfondo delle continue operazioni militari russe in Ucraina. E ha aggiunto: “La porta della Nato è aperta a una maggiore cooperazione se l’India lo desidera”.

“La Nato è più che felice di sedersi al tavolo con l’India in qualsiasi momento”, ha aggiunto Smith confermando che i funzionari dell’alleanza hanno avuto scambi “informali” con le controparti indiane a margine dei recente Raisina Dialogue di Nuova Delhi — l’evento di politica internazionale organizzato dal think tank Orf e quest’anno inaugurato dal discorso di Meloni. Il ministero degli Affari Esteri indiano aveva confermato l’anno scorso che le due parti avevano mantenuto contatti a vari livelli per qualche tempo. “L’India e la Nato sono in contatto a Bruxelles a diversi livelli da tempo. Questo fa parte dei nostri contatti con le varie parti interessate su varie questioni di interesse reciproco”, ha dichiarato lo scorso agosto il portavoce del ministero.

La visione italiana dell’Indo Pacifico parte dall’India. Ecco perché

L’India è un punto di aggancio determinante per il ruolo dell’Italia nell’Ind Pacifico, per questo l’ambasciatore De Luca sta pensando di ospitare a Nuova Delhi un seminario per spiegare la visione che Roma ha della regione. Cooperazione economica e militare, allineamento geostrategico con gli alleati

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