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C’è anche l’istituzione di un Centro italiano per il design dei circuiti integrati a semiconduttore all’interno degli emendamenti del governo alla Manovra. L’obiettivo della fondazione è, si legge, “promuovere la progettazione e lo sviluppo di circuiti integrati, rafforzare il sistema della formazione professionale nel campo della microelettronica e assicurare la costituzione di una rete di università, centri di ricerca e imprese che favorisca l’innovazione e il trasferimento tecnologico nel settore”.

Membri fondatori sono i ministeri dell’Economia e delle finanze (a cui è attribuita la vigilanza), delle Imprese e del Made in Italy e dell’Università e della ricerca. Per la costituzione della fondazione e il suo funzionamento è autorizzata la spesa in conto di capitale di 10 milioni di euro per l’anno 2023 e 25 milioni per ciascuno degli anni dal 2024 al 2030 (185 milioni in totale). Inoltre, il comma 2 prevede altri 30 milioni di euro per il 2023 e 40 per il 2024, il 2025 e il 2026 al fine di assicurare continuità alle misure di sostegno agli investimenti produttivi delle micro, piccole e medie imprese per l’acquisto di nuovi macchinari, impianti e attrezzature

La volontà politica è quella di rafforzare la resilienza italiana ed europea nel settore. D’altronde, sui semiconduttori “siamo in ritardo, abbiamo lasciato che la Cina crescesse”, aveva spiegato nelle scorse settimane Adolfo Urso, ministro delle Imprese e del Made in Italy, in un’intervista a Formiche.net. “E il rischio è quello che l’economia si fermi senza questi componenti che ormai sono la base di molti prodotti”, aveva aggiunto.

A inizio dicembre il Consiglio Competitività dell’Unione europea ha adottato il suo “orientamento generale” sul Chips Act, il regolamento che istituisce un quadro di misure per rafforzare l’ecosistema europeo dei semiconduttori con l’obiettivo di raddoppiare la propria quota di mercato globale dal 10% ad almeno il 20% entro il 2030. Più in prospettiva, di garantire la futura sovranità tecnologica dell’Unione europea. Chips Act mobiliterà 43 miliardi di euro in investimenti pubblici e privati (da 370 miliardi di dollari è invece l’Inflaction Reduction Act statunitense). I ministri hanno proposto alcune modifiche al Chips Act avanzato dalla Commissione. Tra queste, l’istituzione di una rete europea di centri di competenza in materia di semiconduttori, tecnologie di integrazione e progettazione di sistemi, proprio come fatto con la cybersecurity e il network di hub nazionali che fanno capo a quello di Bucarest. La fondazione dovrebbe rappresentare il punto di riferimento italiano.

Intanto, gli investimenti sembrano essersi sbloccati in Italia. La Commissione europea ha dato il via libera ai 292,5 milioni di euro messi a disposizione dall’Italia attraverso il Pnrr per la realizzazione di un impianto per la produzione di semiconduttori da parte della STMicroelectronics a Catania da circa 700 nuovi posti di lavoro diretti. Inoltre, Intel è intenzionata a investire in Italia per un impianto dedicato alla fase di back-end (microassemblaggio) del processo di fabbricazione dei chip: si tratta di un piano da 11 miliardi e 5.000 posti di lavoro indotto compreso. Il Piemonte con Chivasso insidia il Veneto (con Vigasio) ma il cambio di governo ha causato un’impasse e i tempi si stanno dilatando ma l’esecutivo guidato da Giorgia Meloni, con Giancarlo Giorgetti all’Economia e Urso alle Imprese, sembrano decisi a non lasciarsi sfuggire l’occasione.

Il governo lancia il Centro per i chip. Tutti i dettagli

La norma prevede l’istituzione di un centro per promuovere la progettazione, rafforzare la formazione e assicurare una rete di ricerca favorendo l’innovazione. Previsti 185 milioni fino al 2030. Dovrebbe far parte del nuovo network europeo

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