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Sempre più di frequente si sente invocare a gran voce da alcune forze politiche la necessità di una drastica soluzione autarchica all’attuale crisi economica. Dunque niente aiuti da una Europa usuraia, niente Mes con annessa Troika, niente Eurobond che ci renderebbero schiavi dei tedeschi, niente fondi Sure a sostegno dell’occupazione.

Ma ciò che colpisce è che queste stesse forze politiche, accortesi dell’enorme potenza di fuoco attivabile dalla Bce, chiedono invece, sempre a gran voce, che la Bce intervenga ancor più massicciamente per fronteggiare l’attuale emergenza. Più in particolare, la soluzione autarchica alla crisi passerebbe per l’emissione di una enorme quantità di titoli sovrani italiani che, sperano, verrebbero poi comprati da italiani patriottici e, soprattutto, dalla Bce con il suo programma di acquisto di titoli sovrani da 1000 mld (PEPP-Pandemic Emergency Purchase Programme).

Purtroppo, questa via autarchica alla soluzione della crisi, a ben vedere, qualche problemino lo porrebbe: 1): è piuttosto bipolare cercare, da una parte, di demolire l’impalcatura europea, invocare a più riprese una rapida uscita dell’Italia dall’Eurozona e, dall’altra, affidarsi totalmente all’intervento della Bce. E questo banalmente perché la Bce è una struttura europea, ancorchè formalmente privata, posseduta dalle banche centrali dei diversi Paesi dell’Ue. Di conseguenza, uscire dall’ Europa potrebbe voler dire anche rinunciare di fatto allo scudo protettivo della Bce. E il Cielo solo sa quanto ne abbiamo bisogno.

2) Sicuramente, in caso di necessità di acquistare massicciamente titoli pubblici gli italiani non si tirerebbero indietro. Tuttavia si evidenzia sommessamente che questa sottoscrizione avverrebbe in uno scenario caratterizzato da ansia generalizzata e da un risparmio privato prosciugato dalla crisi. Le recenti sottoscrizioni di titoli italiani a 5 e 30 anni non sono andate male a livello di domanda, ma bisognerebbe riflettere sul fatto che il 78% dei titoli a 5 anni e l’85% dei titoli trentennali sono stati sottoscritti da investitori esteri.

3) pensare che la Bce con il suo colossale programma di acquisto di titoli sovrani possa essere la panacea di tutti i mali non solo è una pia illusione, ma è anche molto pericoloso. Ed vero che la signora Lagarde ha allargato la breccia già aperta da Mario Draghi spazzando via ogni lacciuolo ad un ampio utilizzo del citato Peep. Ma non bisogna mai scordare che la Bce ha una sua autonomia ed un suo board che decidono, di volta in volta, gli interventi e le politiche monetarie dell’istituto. Ed è ben noto anche il peso che ha la Bundesbank nella Bce visto che è il maggiore azionista con il 20% del capitale.

Oggi, nella fase dell’emergenza non ci sono problemi per gli interventi non convenzionali della Bce, ma sarà così anche una volta terminata l’emergenza sanitaria? O, più probabilmente, si riaffacceranno i falchi tedeschi ed olandesi a richiedere una progressiva riduzione dell’acquisto di titoli sovrani anche in vista delle prossime elezioni in Germania? Il punto è che nella precedente crisi Mario Draghi, più tecnico che politico, riuscì a tenere a bada queste spinte centripete. Il dilemma è se Madame Lagarde, animale più politico che tecnico, potrà o vorrà fare lo stesso.

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