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Tutto pronto per il vertice dell’Organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio (Opec) a Vienna. Oggi e domani rappresentanti dei principali esportatori di petrolio si riuniranno per decidere se ridurre o meno la produzione di greggio, dopo il crollo del prezzo del 30% negli ultimi due mesi.

In circostanze normali sarebbe scontato il taglio produttivo per stimolare il mercato e alzare il valore. Tuttavia, le diverse tensioni geopolitiche – scatenate anche dall’omicidio del giornalista Khashoggi – hanno cambiato le carte sul tavolo. Il presidente americano Donald Trump ha mantenuto una posizione soft sul caso, ma continua a ripetere che vuole prezzi bassi per proteggere il consumo degli americani.

Via Twitter, alla vigilia del vertice, Trump ha esplicitatato la richiesta. “Si spera che l’Opec manterrà i flussi come sono, senza restrizioni. Il mondo non vuole vedere, e non ha bisogno, di prezzi più alti del petrolio!”. Il messaggio arriva non solo all’Opec, ma anche ai suoi Paesi alleati, tra cui la Russia.

In previsione di un taglio della produzione – linea sostenuta sia dalla Russia, sia dall’Arabia Saudita -, il greggio al Nymex potrebbe salire 53,48 dollari. A novembre, il prezzo del petrolio Wti era sceso del 22%, a causa di un’eccessiva produzione e di timori sulla crescita dell’economia globale.

Secondo Bob Minter, analista di Aberdeen Standard Investments, “l’Opec ha un lavoro duro per fare ingranare tutto questa settimana. I negoziati con Trump sono complicati e difficili. Gli Stati Uniti hanno rinnovato la minaccia di promulgare una legge che permetterà fare causa all’Opec, il che ostacola la visione sul vero impatto delle sanzioni all’Iran. Questo renderà difficile all’organizzazione trovare un numero preciso sulla quantità di petrolio di cui il mondo avrà bisogno l’anno prossimo”.

Analisti di RBC Capital Markets sostengono che “l’amicizia di Vladimir Putin e Mohammad bin Salman Al Sa’ud è nel miglior momento, così come l’impegno pubblico per cooperare sul mercato petrolifero. La questione chiave sarà la misura del taglio e chi parteciperà”. La banca di investimenti prevede che probabilmente la riduzione sarà di 1,2 e 1,4 milioni di barili complessivamente, “anche se può essere maggiore a causa della grande e furiosa caduta del prezzo del petrolio”.

Altri media internazionali sostengono che la riduzione si farà in due fasi. Il taglio probabilmente sarà di circa 500mila barili al giorno, principalmente da Russia e Arabia Saudita, ma al vertice si discuterà del mantenimento del controllo e la vigilanza dei dati per evitare un nuovo crollo dei prezzi.

Secondo l’analisi di RBC, un taglio più alto sarà possibile solo se Arabia Saudita troverà l’accordo con gli altri Paesi membri dell’Opec che fino ad ora erano rimasti fuori dal vertice, cioè Libia e Nigeria: “La partecipazione della Nigeria è molto probabile per il ruolo del segretario generale dell’organizzazione, il nigeriano Mohamed Barkindo”.

Si spera che anche la provincia Alberta del Canada annuncerà una riduzione della produzione. Invece, l’uscita annunciata dal Qatar e prevista per gennaio del 2019 avrà poco impatto sul mercato petrolifero se gli altri decidono di tagliare.

zohr

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