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Cominciamo da un principio tanto elementare quanto irrinunciabile: governare è una cosa seria, che richiede comportamenti seri e duraturi nel tempo. Ciò è vero per tutti ma lo è particolarmente per chi arriva sull’onda del nuovo, perché in quel caso c’è bisogno di una robusta fase di “accreditamento”, nella quale il sistema deve riconoscere i nuovi governanti come affidabili e solidi. In questa situazione ha iniziato a navigare il governo Conte, subito alle prese con dossier delicati come Ilva e Tap. Ebbene proprio su questi due temi vediamo sbandamenti pericolosi e inopportuni, che ora proviamo ad evidenziare.

Cominciamo dall’Ilva, dopo la stravagante riunione con 62 delegazioni di ieri al ministero dello Sviluppo Economico. Molti dei partecipanti sono usciti sbalorditi, soprattutto tra quelli che sanno più a fondo come stanno le cose (commissari, Arcelor Mittal, sindacati). È infatti noto a tutti che la nuova proposta dell’acquirente è stata avanzata dopo una intensa fase di trattativa con i tecnici ministeriali, che hanno avallato i passaggi più importanti del testo proposto.

È altresì noto che questo lavoro in “tandem” è stato incoraggiato al più alto livello nell’incontro del 5 luglio con il ministro Di Maio, quando si è deciso di comune accordo di andare verso una nuova offerta migliorativa sotto il profilo ambientale e della tutale dei lavoratori. Ecco perché molti hanno vissuto assai male il nuovo “stop” uscito dall’incontro di ieri, percependolo (soprattutto sul lato Arcelor Mittal) come un gioco piuttosto spregiudicato a braccio di ferro. È noto a tutti come finirà questa storia: non c’è alternativa all’unica proposta in campo. Però non è indifferente come ci si arriva, perché in gioco c’è anche la credibilità delle istituzioni.

E poi c’è Tap, con le fulminanti dichiarazioni di ostilità del ministro Lezzi. Ebbene ieri a Washington Trump e Conte hanno ribadito l’assoluta dimensione strategica dell’opera, come peraltro confermato pochi giorni addietro dal ministro Moavero e dal Capo dello Stato (italiano).

E allora, ministro Lezzi? Come si conciliano le Sue parole con quelle del capo del governo di cui Lei fa parte? Come potrà tornare tra i suoi elettori pugliesi difendendo le sue idee ed al tempo stesso la linea ufficiale del governo?

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