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Chi fa politica, chi la subisce. Alla prima schiera appartiene Silvio Berlusconi, dice a Formiche.net Giovanni Orsina, storico e direttore della Luiss School of Government. Alla grancassa grillina in vista del voto di fiducia sul Dl Aiuti giovedì al Senato il leader di Forza Italia ha risposto con un blitz che può innescare o fermare questa strana crisi di metà estate.

Assist o sgambetto?

Buona domanda: tutte e due. Ha offerto a Draghi una via d’uscita, l’unica che conviene a lui. In poche parole: fa politica.

Qual è il messaggio in bottiglia?

In mezzo al caos lancia un segnale a Chigi: noi siamo con te e ti diamo forza negoziale. Se i Cinque Stelle strappano c’è il piano B, che sta per Berlusconi.

Salvini è sembrato spiazzato.

Quella del Cav è una mossa scaltra, la Lega non poteva dire di no. Dalle parti di via Bellerio si saranno morsi le labbra: potevano lanciare loro per primi il salvagente.

Chi è oggi il miglior alleato del premier?

Semplice: il Pd. Pone meno problemi e meno veti di tutti. Letta gli ha cucito il vestito della fedeltà a Draghi e ha fatto sua la strategia dell’immobilismo: meno ti muovi, meno rischi di fare danni.

E funziona?

Finora ha funzionato eccome. D’ora in poi non è più detto. Prendiamo questa crisi vera o presunta: il Pd è assente, attore non protagonista. Eppure rischia non poco.

Cosa rischia?

Se i Cinque Stelle si sfilano resta un governo a trazione centrodestra di cui il Pd è ostaggio: non può permettersi di sfilarsi e aprire una crisi. Senza contare le fratture interne pronte a riaprirsi se viene meno la sponda grillina.

Giovedì al Senato va a processo il campo largo Pd-5S?

Il campo largo è già morto. Se i grillini staccano la spina al Senato è morto e sepolto.

E se il Pd decidesse che quella di Conte è la “bad-company” grillina e la sostituisse con la pattuglia di Luigi Di Maio?

Sarebbe un azzardo. Dovrebbero trovare un accordo con Calenda, rispostarsi al centro. Dubito che la sinistra dem digerisca il boccone. L’alleanza con una creatura politicamente indefinita come il Movimento ha finora dato al Pd uno spazio di manovra che difficilmente vorrà abbandonare.

Conte sembra in un cul-de-sac: non vuole rompere ma non ha grandi alternative.

Si è infilato in un vicolo cieco, non è la prima volta. Per uscirne serve però capacità politica e non è detto che la sua basti.

Scenario: il Movimento rompe. Draghi-bis o urne anticipate dopo l’estate?

Escluderei le urne: di scuse, anzi di buone ragioni per non portare il Paese al voto ce ne sono fin troppe. L’opzione più probabile è che il governo prosegua su un terreno friabile. O che si consumi uno strappo parziale, per poi trovare la quadra.

Non ci staremo dimenticando di Giorgia Meloni?

Mi pare che la leader di FdI abbia solo da guadagnare. Può dire a tutti senza timore di smentita: vi avevo avvisato sui Cinque Stelle.

La Lega invece può essere tentata da uno strattone al governo?

Non conviene. Salvini ha un’opportunità: restare al governo come azionista di maggioranza, incassare due o tre cavalli di battaglia e mettere la firma sulla legge di bilancio in vista delle elezioni. Non la vorrà sprecare.

Un piano B(erlusconi) per Draghi. Parla Orsina

Il direttore della Luiss School of Government: Berlusconi ha giocato d’astuzia, Salvini insegue e Meloni resta a guardare. Conte? Un vicolo cieco ma lo strappo non conviene. Per il Pd e il campo (poco) largo è l’ora delle decisioni

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