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La serie di scambi diplomatici tra Stati Uniti e Russia sul fronte New Start continua. Il trattato per il controllo delle armi strategiche (nucleari) che scadrà a febbraio è il principale argomento di tensione tra i due paesi, o quanto meno quello a cui entrambi in questo momento hanno deciso di dare maggiore attenzione mediatica.

“Gli Stati Uniti hanno fatto ogni sforzo. È deludente che la Federazione Russa abbia fatto marcia indietro su un accordo che per la prima volta coprirebbe tutte le testate nucleari. Questo sarebbe stato un accordo storico, positivo per gli Stati Uniti, la Russia e il mondo”, twitta il capo delegazione Usa, l’ambasciatore Marshall Billingslea.

Delegato speciale della Casa Bianca per il controllo degli armamenti e la sicurezza internazionale, già sottosegretario al Pentagono con delega prima alla marina poi al counter-terrorism con l’amministrazione Bush (ha supervisionato le operazioni speciali contro al Qaeda post 9/11), ex assistente del Segretario generale della Nato (mansione: spesa militare), poi passato per una decina d’anni al privato come Managing Director di Deloitte: Billingslea è un negoziatore esperto. Sa quello che fa, sa come farlo, sa come stressare i dossier con le dichiarazioni.

Ora cerca uno show-down pubblico gettando la patata bollente nelle mani russe: sono loro che non vogliono accettare l’accordo proposto dagli Stati Uniti. L’intesa consisteva nel rinnovo del New Start (che doveva durare dieci anni ed è avviato verso la fase transitoria) per un solo anno. Un modo funzionale per congelare il dossier, includendo intanto la non proliferazione di tutte le teste nucleare (di ogni tipo) e aspettando la possibilità di trasformare questo accordo politico in un trattato più ampio, includente la Cina.

Per gli Stati Uniti mettere Pechino in un sistema di controllo degli armamenti è una priorità strategica: la Cina ha di fatto raggiunto un livello di qualità e quantità preoccupate per Washington. Nel frattempo, parlare con la Russia e bloccare tutte le testate permetterebbe agli Usa di fermare l’altra delle “rival powers” che – violando l’INF, trattato da cui gli americani si sono tirati fuori lo scorso anno – si è portata in vantaggio sul mondo delle atomiche a corto-medio raggio.

Dopo un accordo intavolato a Ginevra dai due consigliere per la Sicurezza nazionale, e dopo vari colloqui tra presidenti, e dopo i negoziati preliminari di Billingslea – tutti contatti di cui i resoconti statunitensi parlavano positivamente – Mosca ha alzato il tiro. Scoprendo come in una partita poker la volontà americana di fare annunci anche per ragioni elettorali – siamo a tre settimane dal voto presidenziale Usa2020 – il Cremlino, dopo settimane di calma apparente, chiede adesso di non includere “tutte” le testate nel rinnovo del New Start. Una condizione che il Consiglio di Sicurezza nazionale ha subito definito “non-starter”, su cui i russi sono stati sempre fermi.

L’impressione è che le trattative russe, condotte da Sergei Ryabkov (vice ministro degli Esteri russo, altrettanto esperto di deal internazionali), stiano cercando di portare la trattativa sotto stress per sfruttare la situazione – il rush finale di Usa2020 – e strappare maggiori concessioni. Un gioco diplomatico tattico. Ma per l’amministrazione statunitense anche solo mostrare la forte volontà di chiudere un accordo potrebbe essere un fattore da utilizzare per dimostrare lo sforzo in atto per il bene del mondo – come detto da Billingslea.

 

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