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Due “esse” hanno dominato la scena pubblica nel 2019 e si candidano a farla da padrone anche nell’anno nuovo. Forse politicamente, di sicuro culturalmente e sentimentalmente.
Sovranisti e Sardine. Due categorie che, prim’ancora dell’inclinazione politica, sembrano manifestare due stati d’animo, prospettare due diverse antropologie, richiamare due orizzonti culturali, offrire due diverse prospettive sociali.

Si può obiettare che le Sardine sono nate in reazione e contrapposizione ai sovranisti e per tagliare loro la strada verso il governo dei “pieni poteri”. Ed è forte, dunque, la tentazione di ridurre tutto a uno schema politologico. In tanti, infatti, si sono impegnati a spiegarne le possibili evoluzioni e a dispensare consigli, primo fra tutti quello di non farsi partito e di rimanere allo stato nascente dei movimenti, descritto una vita fa dal sociologo Francesco Alberoni. Con l’inevitabile corollario che, nello schema della politica bipolare, una sinistra c’è già.

E se possibile, è meglio lavorare alla costruzione di un fronte unitario nei confronti dei sovranisti. Per intenderci, dalle Sardine ai Cinquestelle, passando per il Pd e Leu. Un ressemblement che potrà competere nelle urne solo se riuscirà a risalire la china, sino a superare largamente il 30 per cento dei consensi. Dall’altro lato c’è la forza dei sovranisti che, elettoralmente parlando, già oggi è attestata oltre la soglia fatidica del 40 per cento, sommando i consensi della Lega e di Fratelli d’Italia (in rapida, tumultuosa e inaspettata ascesa).

Ma tutti hanno sotto gli occhi soprattutto la forza persuasiva degli slogan che i sovranisti hanno messo in campo nell’anno che abbiamo alle spalle. Fra tutti, quel “prima gli italiani” che sembra aver scavato così a fondo nello smarrimento e nelle insicurezze di tanta opinione pubblica italiana, da aver ingigantito le paure e il desiderio di un “uomo forte” (una donna no?) capace di ristabilire un nesso sentimentale, prim’ancora che politico, fra leader e popolo. Il Censis nel suo rapporto annuale ha messo a nudo questa domanda di rassicurazione sociale e ci pare difficile che possa calare in tempi brevi, considerati gli umori tendenti al negativo degli italiani, ben evidenziati dai sondaggi di fine anno. E non basterà certo la satira graffiante di Checco Zalone per sgonfiare le vele dei sovranisti.

Insomma, la partita è aperta e in palio, nel duello fra Sovranisti e Sardine, c’è il sentimento degli italiani. Se cioè dobbiamo farci dominare dalla paura o se dobbiamo nutrire qualche forma di speranza, se dobbiamo affidarci alle maniere forti o possiamo costruire insieme un percorso di rinascita, se dobbiamo affidarci agli animal spirit o condividere valori costituenti, se dobbiamo rinchiuderci dentro i confini nazionali o riconsiderare la nostra posizione in Europa e nel Mondo, se dobbiamo sposare le pur legittime spinte nazionaliste o condividere l’altrettanto legittima propensione al globalismo, se aspiriamo all’autosufficienza culturale oppure vogliamo cogliere la sfida del multiculturalismo, se crediamo nella forza dell’individualismo o preferiamo la socialità e il comunitarismo, se scommettiamo sulle nazionalizzazioni o abbiamo fiducia nelle regole del mercato aperto, se poniamo l’identità nazionale a fondamento della nostra vita comune oppure nutriamo la convinzione che la famiglia umana possa avere una base condivisa su cui costruire il futuro.

Tutte queste presunte opposizioni, da spartirsi fra i due campi, in realtà albergano e si miscelano in ciascuno di noi. E le diverse posizioni hanno il sopravvento, di volta in volta, spesso nella nostra totale inconsapevolezza. Certamente è così per milioni di italiani, il cui orizzonte, purtroppo, è solo il fine mese. Ecco, ai Sovranisti e alle Sardine, che verosimilmente si contenderanno il cuore e la ragione degli italiani nei prossimi mesi, chiediamo solo di non giocare con le nostre vite. Lo hanno già fatto in troppi. E con risultati a dir poco scadenti.

Sovranisti contro Sardine, il grande derby del 2019

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