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Non un monocolore grillozzo (copyright Giuliano Ferrara) perché, dice il giornalista Francesco Damato a Formiche.net, non avrebbe respiro con la legge di bilancio. Tanto vale fare un governo di coalizione,il cosiddetto ribaltone, che almeno avrebbe il vantaggio della chiarezza. L’ex direttore del Giorno mette l’accento sul ruolo del Colle, sulle manovre piddine e sulla impraticabilità del lodo Bettini e dell’ipotesi Ursula.

La figura di Conte, di equilibrio e di matrice Dc, può essere una risorsa per uscire dal cul de sac della crisi?

No, perché dietro la facciata di una figura al di sopra delle parti, nelle dichiarazioni rilasciate dopo che Salvini ha avviato la crisi, ha omesso di ricordare l’incidente parlamentare procuratogli dai grillini per la Tav. Loro hanno presentato al Senato una mozione che, pur non coinvolgendo il governo, sostanzialmente era contro il premier che aveva preso posizione a favore dell’opera ferroviaria dicendo che il blocco sarebbe costato più della sua costruzione. Per cui un premier che affronta la crisi in questi termini finisce di essere un presidente del Consiglio di garanzia e incarna una parte: quella del M5S.

In quale perimetro si è mosso?

So che gode di buona stampa, anche dopo l’editoriale vergato da Paolo Mieli sul Corriere della Sera di qualche giorno fa che lo dava come il vincente di tutta la partita europea, nonostante il risultato elettorale a favore della Lega. La crisi nasce per questo vulnus, oltre che per la fretta di Salvini.

Dalle colonne del Foglio Giuliano Ferrara tifa per un “monocolore grillozzo” e per un Conte bis: che ne pensa?

Teoricamente Ferrara ha ragione, perché la Dc ai tempi della Prima Repubblica ricorreva spesso al monocolore in alcuni passaggi di crisi: ma lo faceva prevalentemente per andare ad elezioni anticipate. Quindi un Conte che resta monocolore grillino dovrebbe andare alle urne senza i leghisti e quindi con il vantaggio oggettivo di non avere Salvini, che sarà protagonista assoluto della campagna elettorale, nelle vesti di ministro dell’Interno che sarebbe incompatibile con l’imparzialità del Viminale. Per cui un monocolore grillino lo vedrei bene solo in funzione elettorale, non certo come una soluzione organica della crisi. Che respiro avrebbe con la legge di bilancio e la manovra? Dovrebbe contattare di volta in volta le altre forze? Tanto vale fare un governo di coalizione, il cosiddetto ribaltone, ma che avrebbe il vantaggio della chiarezza.

La nuova maggioranza affiorata in Senato che minimo comun denominatore programmatico dovrebbe avere?

È una maggioranza anti salviniana tarata solo sul calendario della crisi, visto che sui contenuti programmatici tutti si rimettono alla decisione del Capo dello Stato. Lo fanno i dem per poter giustificare eventualmente una trattativa con i grillini che sarebbe in macro contraddizione rispetto ai mesi di polemica; lo fanno tutti gli altri. Ma non so se così facciano un piacere al Colle caricandolo di tante problematiche. Il Presidente della Repubblica, tramite una nota dell’ottimo Marzio Breda sul Corriere della Sera, ha avvertito che non spetta a lui favorire la nascita di una maggioranza alternativa. Bensì spetta alle forze politiche trovare un accordo e proporre una soluzione alla crisi, da sottoporre poi alle valutazioni del Colle. Ma non è tutto, c’è anche un altro inconveniente.

Ovvero?

Se il governo ribaltonista diventerà di fine legislatura ordinaria, durando tre anni e mezzo, potrebbe inglobare anche il voto sul successore di Mattarella. È questo un elemento che complica la posizione del Capo dello Stato, perché lo mette in potenziale conflitto di interesse. Infatti nel risolvere la crisi dovrebbe contemplare anche la capacità di questa maggioranza di gestire il nuovo passaggio istituzionale. Sul punto già si levano voci autorevoli di un eventuale Mattarella bis. Si esporrebbe quindi al sospetto, che non merita, di giocare pro domo sua.

Che margini hanno il lodo Bettini da un lato e l’ipotesi Ursula (M5S, Pd e FI) dall’altro?

Vedo assai improbabile un governo di larghe intese fino al termine della legislatura, perché le differenze programmatiche sono enormi. Anche la seconda ipotesi è improbabile, perché con Forza Italia torneremmo tutto sommato al governo di fine legislatura. Gli azzurri giocano per un centrodestra rinnovato e non vedo alcuna praticabilità.

Con quale bilancio il M5S chiude questo anno e mezzo al governo?

Il bilancio sta nel risultato delle elezioni europee. Hanno perso voti a vantaggio della Lega. È un movimento dall’identità non ben definita, con una classe dirigente improvvisata che cerca di ritardare al massimo la resa dei conti, che sarebbe il rinnovo delle Camere.

twitter@FDepalo

Giuseppe Conte, le larghe intese e il Mattarella bis. La crisi secondo Damato

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